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Se siamo quello che mangiamo

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A giugno ricorrono due date dedicate all’alimentazione indette dall’ONU che ci spingono a riflettere sul nostro rapporto con il cibo, la sua sostenibilità, l’inflazione che interessa i generi alimentari e che ci spinge a fare delle scelte su cosa mettere nel carrello della spesa

Nel mese di giugno ricorrono due giornate dedicate all’alimentazione fortemente volute dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La prima, che si celebra il 7 giugno, è la Giornata mondiale della sicurezza alimentare, mentre la seconda, che ricorre il 18 giugno, è quella della Gastronomia Sostenibile. La parola “gastronomia” già di per sé ci fa pensare a tante cose: dal bancone del supermercato in cui scegliamo i piatti pronti alle ricette gourmet dei grandi chef. Ma secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) gastronomia è “l’arte del cibo”, quel processo che lega le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) e che può promuovere uno sviluppo agricolo, una sicurezza alimentare, un’alimentazione sana, una produzione e una conservazione della biodiversità. Valorizzarla può contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e portare benefici a più livelli.

Certo, se parliamo di “sicurezza alimentare” e “gastronomia sostenibile” spesso siamo costretti a scontrarci anche con i prezzi delle materie prime. Un dettaglio da non trascurare quando si devono far quadrare i conti del mese, magari mettendo a tavola una famiglia di quattro persone. Secondo i dati Istat relativi a marzo 2023, infatti, l’inflazione è aumentata del 7,6% su base annua e ad accelerare sono, in particolare, i prezzi degli alimentari come pasta, riso, olio e uova (da +8,7% a +9,1%). Così, com’è facile intuire, a pagare il prezzo più alto (e non si parla solo di economia) sono le famiglie meno abbienti.

Ed è qui che forse a qualcuno torna in mente il caso dello scorso mese, quello della blogger marchigiana Benedetta Rossi. Conduttrice e scrittrice, con un numero altissimo di follower sui social, e che da tempo è il volto di programmi tv in cui propone ricette facili e veloci senza disdegnare l’aiuto di preparazioni pronte come la pasta sfoglia industriale o il tonno in scatola. Per questo lei e la sua community sono finiti nel mirino di alcuni articoli e di “odiatori seriali” sulla rete che snobbano la semplicità o la provenienza degli ingredienti. Secondo le critiche “non va bene quasi niente di quello che quotidianamente il 90% delle persone normali mette nel carrello della spesa e non vanno bene le insegne di alcuni discount perché troppo economici”, sostiene in un video rilasciato su Instagram. E poi si rivolge direttamente a chi la critica: «Forse non sapete che c’è qualcuno che quando fa la spesa deve controllare quanto gli è rimasto nel portafoglio, persone che passano 8 o 10 ore al giorno al lavoro e magari a casa hanno figli o persone anziane da accudire. Per loro preparare qualcosa di veloce da portare in tavola è una necessità».

Un appello più che condivisibile che ci mette davanti a un’annosa questione: è possibile alimentarsi in modo sano e sostenibile senza spendere cifre da capogiro o dover cucinare per ore prima di consumare il pasto? Come si può privilegiare l’acquisto di prodotti non troppo cari che non abbiano, però, costi nascosti (come sfruttamento della manodopera, utilizzo di allevamenti intensivi o coltivazioni con pesticidi)? Domande che dovremmo porci – e che dovrebbero porsi gli organi preposti – per il benessere di tutti e anche del Pianeta.

di Linda Russo

fonte: spazio50.org

 


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