Dalle certezze assolute al relativismo: è finita la verità? Ma affermare la fine della verità non è una maniera per asseverare una verità sulla verità?
di Antonio Notarpietro
Quanto più cercava di presentarsi come l’unica via da percorrere per risolvere con “certezza oggettiva” i gravi problemi legati al covid, tanto più rivelava la propria precarietà, incertezza e a tratti arbitrarietà: si tratta della scienza, quella forma di conoscenza che classicamente si ritiene includa una garanzia assoluta della propria validità, ma che in realtà oggigiorno si dimostra tutt’altro che certa e obiettiva.
È da tale osservazione che nasce l’incontro, organizzato dal “Lions Club Trani Ordinamenta Maris” e dall’“Associazione Croce Bianca”, tenutosi a Trani la scorsa sera: «Scienza: verità o mito?», questo il titolo dell’evento nonché la domanda alla quale si è tentato di dare una risposta per mezzo degli interventi della Prof.ssa Marcella Renis, biologa e docente dell’Università di Catania, e del Prof. Gianni De Iuliis, docente di Storia e Filosofia nei licei.
A seguito di alcune considerazioni sulla valenza storico-filosofica del mito e della verità – il primo una narrazione fantastica orale o scritta dal valore simbolico, la seconda la validità e l’efficacia di un procedimento conoscitivo – si è mostrato come entrambi i termini in esame abbiano avuto diverse declinazioni concettuali non riducibili ad un’unica formulazione.
Ciononostante è possibile rilevare che al giorno d’oggi prevalgano, in merito alla verità, due concezioni:
– quella forte, che fa coincidere la verità, necessità assoluta, con la struttura dell’essere ed è esprimibile attraverso la celebre espressione parmenidea «l’essere è e non può non essere»;
– quella debole, ad oggi la più avvalorata, per cui la verità disperdendosi in enti storicamente qualificati e finiti, non solo non può essere unica e incontrovertibile ma è posta essa stessa in dubbio nella sua nozione.
Donde la provocazione del Prof. De Iuliis: è finita la verità? Ma affermare la fine della verità non è una maniera per asseverare una verità sulla verità?
Recuperando così il quesito iniziale e tenendo conto degli sviluppi della conferenza è stato possibile affermare che la scienza sì, si occupa della verità, però considerando quest’ultima non come il certo e oggettivo ma come il non assolutamente vero. È questa una verità che spinge all’indagine, alla crescita, alla critica, alla libertà, che, con il suo corredo d’incertezze, stimola il progresso e l’evoluzione.
Al contempo il mito, se in precedenza era relegato a una dimensione intellettuale minoritaria e svalutato in quanto pre-scientifico, adesso può coesistere con la scienza e si configura come l’assolutamente affidabile, giacché si pone come obiettivo il mantenimento delle strutture portanti di una tradizione.
Conclude la serata un aneddoto: su un treno in Irlanda vi sono 3 uomini che, guardando fuori dal finestrino, vedono una capra rossa. Il primo afferma «In Irlanda tutte le capre sono rosse», il secondo sostiene «In Irlanda alcune capre sono rosse», il terzo sottolinea «In Irlanda ho visto una capra rossa».