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Scienza: un vino di 5.000 anni fa per la regina egiziana

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Roma, 10 ott. – Un gruppo di ricerca tedesco-austriaco guidato dall’archeologa Christiana Köhler dell’Università di Vienna sta indagando sulla tomba della regina Meret-Neith ad Abydos, in Egitto. Era la donna più potente nel periodo intorno al 3.000 a.C. Recenti scavi dimostrano il suo particolare significato storico: i ricercatori hanno trovato vino di 5.000 anni e altri corredi funerari. Ciò alimenta la speculazione secondo cui Meret-Neith fu il primo faraone dell’antico Egitto e predecessore della successiva regina Hatshepsut. Il gruppo di scienziati ha recentemente iniziato gli scavi archeologici ad Abydos nella tomba della regina Meret-Neith della I dinastia, che risale a circa 3.000 a.C., e ha scoperto nuove informazioni di rilievo storico sulla donna. La regina Meret-Neith era l’unica donna ad avere una propria tomba monumentale nel primo cimitero reale egiziano di Abydos. Era probabilmente la donna più potente del suo tempo e oggi i ricercatori ipotizzano che Meret-Neith possa essere stata il primo faraone donna dell’antico Egitto e quindi il predecessore della successiva regina Hatshepsut della XVIII dinastia. La sua vera identità rimane un mistero. I nuovi scavi portano alla luce nuove ed entusiasmanti notizie su questa donna unica e sul suo tempo. La squadra di archeologi ha rinvenuto prove di un’enorme quantità di corredi funerari, tra cui centinaia di grandi giare di vino. Alcune di esse erano molto ben conservate e addirittura ancora sigillate nel loro stato originale. Contenevano i resti di vino di 5.000 anni fa. Inoltre, le iscrizioni testimoniano che la regina Meret-Neith era responsabile degli uffici del governo centrale, come la tesoreria, il che spiega la sua particolare rilevanza storica. Il monumentale complesso tombale di Meret-Neith, nel deserto di Abydos, che comprende le tombe di 41 cortigiani e servitori oltre alla sua camera funeraria, è stato costruito con mattoni di fango crudi, argilla e legno. Grazie ad accurati metodi di scavo e a diverse nuove tecnologie archeologiche, l’equipe è riuscita a dimostrare che le tombe sono state edificate in diverse fasi costruttive e in un periodo di tempo relativamente lungo. Questa osservazione, insieme ad altre prove, mette in discussione l’idea di un sacrificio umano rituale come parte della sepoltura reale nella I dinastia, spesso ipotizzata nelle prime ricerche, ma mai realmente dimostrata. I ricercatori stanno lavorando in una collaborazione interdisciplinare e internazionale tra il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, l’Istituto Archeologico Tedesco del Cairo, l’Università di Vienna e l’Università di Tecnologia di Vienna in Austria e l’Università di Lund in Svezia. Il progetto è finanziato dal Fondo austriaco per la scienza e dalla Fondazione tedesca per la ricerca.