Type to search

Scienza: uccelli marini trovano cibo grazie a becchi sensibili

Share

Gli uccelli marini, come pinguini e albatros, hanno delle regioni altamente sensibili sul becco che potrebbero aiutarli a trovare il cibo. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista ‘Biology Letters’, condotto dagli scienziati dell’Università di Cambridge. Il team, guidato da Carla du Toit, ha analizzato 361 specie di uccelli moderni attraverso documentazione fossile, scheletri e resti di animali uccisi accidentalmente. Il gruppo di ricerca ha individuato un’elevata densità di recettori sensoriali e nervi sulla punta del becco, una caratteristica già nota in animali specializzati nel foraggiamento tattile, come le anatre. Ulteriori approfondimenti sui becchi degli uccelli potrebbero anche contribuire a sviluppare strategie mirate per preservarli. In effetti, delle 22 specie note di albatros, 15 sono minacciate di estinzione e due sono considerate in pericolo critico. “Finora – spiega du Toit – è stato dato spesso per scontato che la maggior parte degli uccelli avesse un becco sensibile al tatto, ma non abbiamo informazioni a sufficienza per capire se si tratti di una capacità comune o limitata ad alcune famiglie”. Gli uccelli marini Austrodyptornithes, come albatros, procellarie e pinguini, sono stati ad esempio poco studiate. Per colmare le lacune esistenti, i ricercatori hanno utilizzato un ampio set di informazioni, cercando di ricostruire il percorso evolutivo che ha portato ai loro becchi. Per la prima volta, gli studiosi hanno individuato degli organi con recettori sensoriali ad alta densità e alte concentrazioni di nervi nei becchi, un tratto comune nei foraggiatori specializzati come le anatre. “È possibile – ipotizza du Toit – che queste strutture si siano evolute per aiutare gli uccelli marini a trovare il cibo di notte, o sott’acqua, dato che consentono di rilevare piccole vibrazioni provenienti da potenziali prede. Allo stesso tempo, però, le aree sensibili potrebbero rappresentare il retaggio di un antico antenato comune che non ha una funzione specifica negli uccelli moderni. Saranno necessari ulteriori approfondimenti per rispondere a questi interrogativi”. Capire come gli uccelli marini si procurano il cibo, osservano gli autori, potrebbe contribuire a sviluppare strategie di mitigazione del rischio di estinzione. “C’è da precisare – conclude du Toit – che le minacce più impellenti per questi animali, così come per la maggior parte della fauna globale, sono il cambiamento climatico, l’incremento delle temperature oceaniche, l’inquinamento da plastica e la diminuzione delle riserve idriche, ma se possiamo influenzare almeno un fattore di pericolo, sarebbe sicuramente già un grande vantaggio”. (AGI)