Potrebbe essere possibile stimare e forse addirittura prevedere il rischio di un terremoto indotto dall’uomo, associato ad esempio ad attività che si conducono nel sottosuolo, come la fratturazione idraulica o fracking, cioè lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua, per creare una frattura in uno strato roccioso e/o l’iniezione di acque reflue. Lo sostiene uno studio canadese della Western University, pubblicato oggi su ‘Pnas’, in cui i ricercatori per indagare il fenomeno hanno costruito ed esaminato una libreria di 21.536 terremoti indotti tramite un programma di stimolazione idraulica in un arco temporale di 36 giorni in Canada occidentale. I ricercatori, guidati da Bing Q. Li, hanno poi sovrapposto e messo a confronto i risultati degli sciami di terremoti indotti con i modelli dei cambiamenti della pressione del fluido nei pori del sottosuolo per capirne la dinamica fisica e quindi arrivare a un possibile raggruppamento per similitudini degli eventi sismici indotti. L’operazione ha cosi mostrato che i terremoti raggruppati non solo rappresentavano il 22% del totale degli eventi sismici ma che avevano alcune particolari caratteristiche. Ad esempio, i terremoti raggruppati tendevano a localizzarsi vicino al pozzo di iniezione idraulica e a manifestarsi generalmente entro meno di 6 minuti l’uno dall’altro. Sembrerebbe inoltre che i terremoti raggruppati si verifichino preferibilmente a una pressione dei pori del fluido nel sottosuolo inferiore rispetto a quella dei terremoti non raggruppati. Ulteriore preziosa informazione, si sarebbe visto che la diminuzione della pressione dei pori corrisponde a un aumento del numero di eventi a catena dei terremoti raggruppati. Le misurazioni proxy, cioè un indicatore statistico che descrive il comportamento di un determinato fenomeno non osservabile direttamente, nello specifico riferito alle variazioni della pressione dei pori, sembrano suggerire che quanto rilevato in questo sito possa essere applicabile in tutto il Canada occidentale. “I risultati del nostro studio – conclude il dottor Li – potrebbero dunque contribuire alla creazione di modelli basati sulla fisica per la comprensione e gestione della sismicità indotta”. (AGI)