Il 1975 fu un anno ricco di avvenimenti storici: il ritiro americano dal Vietnam, la missione congiunta nello Spazio Usa-Urss di Apollo e Soyuz, Margaret Thatcher eletta alla guida del Partito conservatore britannico, il primo volo del Concorde con passeggeri a bordo, i Queen che pubblicano ‘Bohemian Rhapsody’.
Nello sport quell’anno è ricordato per Giacomo Agostini che vince il 15simo mondiale nel motociclismo e soprattutto per Gustav Thoeni che si aggiudica la quarta Coppa del mondo di alpino nel leggendario e drammatico parallelo contro Ingemar Stenmark in Val Gardena. Erano gli anni del boom dello sci e tutto il mondo aveva gli occhi puntati su Thoeni, il più grande campione della storia italiana dello sci trascinatore della ‘Valanga Azzurra’, e Stenmark, stupendo talento arrivato dal profondo Nord diventato poi un mito capace di vincere 86 gare di Coppa del mondo.
Il 23 marzo cade il cinquantesimo anniversario di quella epica finale: teatro della sfida fu la pista Ronc, a due passi dal centro di Ortisei, da diversi anni in disuso ma ancora visibile. Prima dell’ultimo slalom parallelo, i tre migliori sciatori al mondo erano primi in classifica a pari merito con 240 punti. A contendersi la sfera di cristallo davanti a oltre 45mila spettatori (e a 20 milioni gli italiani incollati alla televisione), il ventunenne austriaco Franz Klammer, il diciannovenne svedese Ingemar Stenmark e il ventiquattrenne altoatesino Gustav Thoeni.
Klammer, specialista della discesa, viene eliminato ai sedicesimi dall’azzurro Helmuth Schmalzl diventato successivamente direttore di gara della Fis e direttore tecnico della Nazionale italiana. Arrivati in finale dopo aver eliminato rispettivamente lo svizzero Walter Tresch e l’italiano Fausto Radici, Thoeni e Stenmark si ritrovano in finale. Va precisato che lo svedese aveva rischiato ai quarti di finale evitando, con un ‘numero’ da vero campione, quella che sarebbe stata una cocente eliminazione. Per il giudice di pista, l’austriaco Toni Sailer, il passaggio della porta era regolare per il direttore tecnico azzurro Mario Cotelli, assolutamente no. L’Italia sporge reclamo chiedendo di vedere il replay ma a Roma, la persona che dovrebbe riversare il filmato, non è al suo posto, e il verdetto, a favore di Stenmark, arriva dopo quasi un’ora.
Per lo scandinavo (allenato dal gardenese Ermanno Nogler) e l’azzurro è una questione di tutto o niente. Vincitori di una manche ciascuno, nel passaggio decisivo della terza discesa accade il fattaccio: ‘Re Ingo’ inforca alla terz’ultima porta e Thoeni taglia indisturbato il traguardo acclamato da una folla già in delirio: la Coppa del mondo è sua e consolida il suo status di leggenda.
Come ha sempre raccontato l’allora responsabile della gara Erich Demetz, a causa delle enormi discussioni sull’inforcata o meno si erano create due fazioni opposte tra i tifosi, placate poi con l’intervento dei carabinieri e dalla definizione della classifica finale. Per Gustavo, come lo ha sempre chiamato la stampa nazionale (per i sudtirolesi è sempre rimasto Gustav), è stata una rivincita tardiva, una sorta di ‘risarcimento’. Infatti, nel Mondiale di slalom del 1970, Thoeni si era piazzato quarto sulla stessa pista, sfiorando di poco la sua prima medaglia iridata che sarebbe arrivata due anni dopo.
La finale di Coppa a Ortisei fu storica anche perché, per la prima volta nella storia del Circo bianco, il suo ingresso una nuova forma di pubblicità sportiva. Il produttore di latticini Parmalat acquistò i diritti pubblicitari della gara in esclusiva per 25 milioni di lire, oggi circa 13.000 euro. Thoeni e Stenmark, consapevoli di aver scritto una delle pagine più belle dello sci, si sono ritrovati tante altre volte, in gare di beneficenza e ricorrenze speciali, soprattutto in Val Gardena e Madonna di Campiglio, sempre modesti, silenziosi e affabili. Gustav è albergatore a Trafoi, il paesino sulla strada che porta allo Stelvio ai piedi dell’Ortles, Ingemar si è dato alle corse automobilistiche ma anche allo sci nordico e, più recentemente, anche al salto con l’asta. (AGI)
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