Type to search

Schlein ammette sconfitta e sferza Conte, “soli non si vince”

Share

Elly Schlein riconosce la sconfitta netta, vi legge un vento di destra che non smette di soffiare, e sferza gli alleati o potenziali tali: “Costruire un’alternativa alla destra non spetta solo al Partito democratico”. La segretaria dem lo spiega al termine di una riunione fiume della segreteria nazionale, durata oltre tre ore e convocata poco dopo la chiusura dei seggi, con lo spoglio ancora in corso. Una segreteria d’urgenza che segnala, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la gravità del momento che attraversa il Pd.
L’analisi di Schlein è impietosa, la segretaria non cerca alibi. “E’ andata male nei capoluoghi, meglio nei comuni medi. Ma dico subito che il fatto che il Pd sia il primo partito nel voto di lista non è per noi una consolazione perchè da soli non si vince, c’è da ricostruire un campo alternativo alla destra che e’ divisa, ma che quanto meno quando si tratta di andare al voto si presenta unita”. Una ‘sferzata’ al resto delle opposizioni che, anche in questa tornata elettorale, sono andate in ordine sparso. In particolare, è a Conte che sembra rivolgersi la segretaria dem. Stando a quanto viene riferito da fonti Pd, Schlein ha tenuta la porta aperta per uno o più appuntamenti di campagna elettorale da fare assieme al presidente Cinque Stelle. “Ma da quella porta non è entrato nessuno”, è l’amara constatazione di un dirigente Pd. Nemmeno la possibilità di sconfiggere le destre in cinque capoluoghi ha convinto i leader a presentarsi insieme durante i rispettivi tour elettorali.

Da qui l’amarezza di Schlein: “Non si cambia in due mesi e il cambiamento non passa mai da singole persone”, dice Schlein quasi a voler rispondere a chi, dalla maggioranza, ha ironizzato sull’effetto Schlein che non c’è stato: “Ci vorrà un tempo più lungo per ricostruire fiducia e per ricostruire un centrosinistra nuovo, competitivo e vincente”, sottolinea ancora la segretaria, nell’atrio del Nazareno dove i giornalisti si sono rifugiati per proteggersi dalla pioggia che sferza la Capitale. Ora, conclude, bisogna rimettersi al lavoro, “sentiamo la responsabilità di costruzione di un campo che credibilmente contenda la vittoria alla destra, ma è una responsabilità che non riguarda soltanto il Pd. Noi continueremo a rimboccarci le maniche e a lavorare con ancora più sforzo per rilanciare sui temi per noi cruciali per il Paese”.

Intanto, però, nel Partito Democratico è cominciata l’analisi della sconfitta che, solitamente, prelude a polemiche quando non a scontri interni. “Il Pd esce sconfitto da questa tornata elettorale nonostante alcune affermazioni significative, la più importante della quali quella di Giacomo Possamai a Vicenza che ha fatto un lavoro straordinario con la sua squadra”, spiega la senatrice Pd Simona Malpezzi, esponente vicina alla ex mozione Bonaccini: “Bene in Lombardia dove vinciamo quattro ballottaggi su quattro. Ma sono risultati – seppur di valor e- che non possono soddisfarci: nel complesso assistiamo a un arretramento rispetto alle amministrative dello scorso anno”, osserva Malpezzi. “E se è vero che i confronti non si possono fare perché ogni elezione è storia a sè penso che sia importante e urgente fare il punto nelle sedi opportune. Non ho dubbi che ne discuteremo presto perché ogni sconfitta esige una riflessione”, avverte ancora la ex capogruppo del Pd al Senato. Per il deputato Andrea Orlando non si tratta dell’effetto Schlein che fatica ad arrivare quanto “dell’esigenza di costruire un partito: in molte realtà cominciamo ad avere problemi nella selezione della classe dirigente. Sono tutti problemi che erano sul tavolo e che oggi credo debbano essere risolti. Mi auguro che siano risolti rapidamente dal gruppo dirigente nazionale”, aggiunge. Non solo: “Il centrodestra inizia a costruire una classe dirigente che viene ritenuta credibile a livello locale rispetto al passato: quindi un vantaggio competitivo che il centrosinistra aveva si è progressivamente assottigliato”, conclude l’ex ministro. (AGI)