Gli italiani infettati da trasfusioni di sangue o da prodotti da questo derivati hanno vinto la loro battaglia a Strasburgo. La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che lo Stato deve versare a tutti gli infettati l’indennità integrativa speciale prevista dalla legge 210/1992. Una «importante sentenza che rende giustizia a tutti i 60mila cittadini italiani infettati da trasfusioni di sangue». ha dichiarato il Presidente di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro. Secondo i giudici di Strasburgo, l’adozione da parte del governo del decreto legge d’urgenza n. 78/2010 sulla questione della rivalutazione viola il principio dello Stato di diritto e del diritto dei ricorrenti a un processo equo. Il decreto aveva stabilito l’impossibilità di rivalutare la parte complementare dell’indennità. In precedenza, nel 2005, la Cassazione aveva stabilito che le due parti dovevano essere rivalutate ogni anno in base all’inflazione. Una interpretazione rivista quattro anni più tardi, quando la Cassazione ha indicato come rivalutabile solo la parte fissa dell’indennità. Le autorità italiane non hanno mai pagato la rivalutazione annuale – che costituisce la parte più consistente dell’indennizzo – e con il decreto legge n. 78 del 2010 l’hanno abolita.