«Il nostro SSN è ancora oggi uno dei migliori al mondo per l’alta qualità delle prestazioni di prevenzione, diagnosi e cura che esso eroga alla popolazione del nostro Paese nel solco di un ancor più alto suo valore sociale, costituito dalla sua universalità. Ma questo livello qualitativo e quest’universalità sono oggi sempre più a rischio, soprattutto per le tempistiche di risposta che esso è in grado di dare alla domanda di salute della popolazione, a causa soprattutto della ristrettezza di risorse professionali, non tanto e non solo in termini numerici assoluti, quanto in termini di perdita di attrattività del pubblico impiego, in un momento storico in cui essa attraversa una crisi mai vista prima, che non accenna a risolversi. Le origini di questa crisi di attrattività e le modalità con le quali negli ultimi tempi essa si è via via aggravata sono note a tutti”. Con queste parole il Presidente Nazionale AAROI-EMAC, Alessandro Vergallo, ha aperto il Convegno “Il valore sociale del Pubblico Impiego nel SSN” organizzato dal Sindacato dei Medici Anestesisti Rianimatori e dell’Emergenza-Urgenza e in corso alla Camera dei Deputati. L’evento è stato pensato come un incontro tra Istituzioni e Rappresentanze a vario titolo professionali del mondo sanitario sul tema del Pubblico Impiego nel Servizio Sanitario Nazionale, con l’obiettivo di raccogliere idee per il suo rilancio». «Fino a non troppi anni or sono – ha proseguito Vergallo – gli Ospedali e le Strutture Territoriali della Sanità Pubblica potevano avvalersi esclusivamente di professionisti assunti con regolare CCNL a seguito di concorso pubblico. Poi, solo per citare 2 interventi legiferativi che pur avendo una loro logica economica hanno portato a non troppi anni di distanza a snaturare questa caratteristica, rivelandosi alla fine controproducenti rispetto alle loro stesse finalità di risparmio: – con la legge 266/2005 furono introdotti i tetti di spesa per il personale, ma in diverse Regioni il conseguente blocco delle assunzioni per concorso di personale medico fu aggirato appostando nei capitoli di spesa per beni e servizi il reclutamento di medici con i più vari rapporti di lavoro, accomunati dall’esser diversi dal CCNL; – nel 2009 il D.Lgs 150, modificando l’art. 7 co. 6 del D.Lgs 165/2001, previse che “per specifiche esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono conferire esclusivamente incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione anche universitaria”». Oggi – ha sottolineato il Presidente AAROI-EMAC – siamo arrivati ben oltre, dato che – pur di non chiudere interi reparti e servizi – quasi tutti gli Ospedali sono costretti ad adottare modalità di reclutamento di medici e infermieri appaltandone privatamente la fornitura a Società di Servizi che si autodefiniscono “Cooperative”, alle quali viene delegata financo l’attestazione dei loro requisiti professionali, non solo con ripercussioni sulla qualità e sulla sicurezza delle prestazioni che sono sotto gli occhi di tutti, ma anche con un aggravio dei costi pubblici in crescita esponenziale, dato che le remunerazioni di tali appalti (che peraltro non a caso non esistono nella Sanità Privata, poiché economicamente non sostenibili) hanno un costo pro capite da 3 a 5 volte superiore a quello per gli stipendi dei pubblici dipendenti. E questa sproporzione economica innesca un circolo vizioso, aggravando sempre più il fenomeno, in ambito medico specialmente per alcune discipline tra cui le 2 rappresentate dall’AAROI-EMAC. Da qui – ha concluso Vergallo – l’esigenza di un confronto tra oltre 30 Relatori per individuare proposte sostenibili per continuare a salvaguardare il diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione e garantito dal SSN”. (AGI)