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Salute: invecchiamento modifica cellule cerebrali più di altre

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Sulla base di una nuova ricerca sulla mappatura del cervello finanziata dai National Institutes of Health (NIH), gli scienziati hanno scoperto che non tutti i tipi di cellule nel cervello invecchiano allo stesso modo. Hanno scoperto che alcune cellule, come un piccolo gruppo di cellule che controllano gli ormoni, possono subire più cambiamenti legati all’età nell’attività genetica rispetto ad altre. I risultati, pubblicati su Nature, supportano l’idea che alcune cellule siano più sensibili al processo di invecchiamento e ai disturbi cerebrali legati all’invecchiamento rispetto ad altre. “L’invecchiamento – ha affermato Richard J. Hodes, MD, direttore del National Institute on Aging del NIH – è il fattore di rischio più importante per la malattia di Alzheimer e molti altri devastanti disturbi cerebrali. Questi risultati forniscono una mappa molto dettagliata per quali cellule cerebrali potrebbero essere maggiormente colpite dall’invecchiamento. Questa nuova mappa potrebbe modificare radicalmente il modo in cui gli scienziati pensano a come l’invecchiamento influisce sul cervello e anche fornire una guida per lo sviluppo di nuovi trattamenti per le malattie cerebrali legate all’invecchiamento”. Gli scienziati hanno utilizzato strumenti avanzati di analisi genetica per studiare singole cellule nei cervelli di topi “giovani” di 2 mesi e “anziani” di 18 mesi. Per ogni età, i ricercatori hanno analizzato l’attività genetica di una varietà di tipi di cellule localizzati in 16 diverse ampie regioni, che costituiscono il 35% del volume totale del cervello di un topo. Come studi precedenti, i risultati iniziali hanno mostrato una diminuzione dell’attività dei geni associati ai circuiti neuronali. Queste diminuzioni sono state osservate nei neuroni, le cellule primarie del circuito, così come nelle cellule “gliali” chiamate astrociti e oligodendrociti, che possono supportare la segnalazione neurale controllando i livelli di neurotrasmettitori e isolando elettricamente le fibre nervose. Al contrario, l’invecchiamento ha aumentato l’attività dei geni associati all’immunità del cervello e ai sistemi infiammatori, così come alle cellule dei vasi sanguigni cerebrali. Ulteriori analisi hanno aiutato a individuare quali tipi di cellule potrebbero essere i più sensibili all’invecchiamento. Ad esempio, i risultati hanno suggerito che l’invecchiamento riduce lo sviluppo dei neuroni neonati presenti in almeno tre diverse parti del cervello. Studi precedenti hanno dimostrato che alcuni di questi neuroni neonati potrebbero svolgere un ruolo nel circuito che controlla alcune forme di apprendimento e memoria, mentre altri potrebbero aiutare i topi a riconoscere diversi odori. Le cellule che sembravano essere le più sensibili all’invecchiamento circondano il terzo ventricolo, un importante condotto che consente al liquido cerebrospinale di passare attraverso l’ipotalamo. Situato alla base del cervello del topo, l’ipotalamo produce ormoni che possono controllare i bisogni di base del corpo, tra cui temperatura, frequenza cardiaca, sonno, sete e fame. I risultati hanno mostrato che le cellule che rivestono il terzo ventricolo e i neuroni adiacenti nell’ipotalamo presentavano i maggiori cambiamenti nell’attività genetica con l’età, tra cui aumenti nei geni dell’immunità e diminuzioni nei geni associati ai circuiti neuronali. Gli autori hanno notato che queste osservazioni sono in linea con studi precedenti su diversi animali che hanno mostrato collegamenti tra invecchiamento e metabolismo corporeo, compresi quelli su come il digiuno intermittente e altre diete ipocaloriche possano aumentare la durata della vita. In particolare, è noto che i neuroni sensibili all’età nell’ipotalamo producono ormoni che controllano l’alimentazione e l’energia, mentre le cellule che rivestono il ventricolo controllano il passaggio di ormoni e nutrienti tra il cervello e il corpo. Sono necessarie ulteriori ricerche per esaminare i meccanismi biologici alla base dei risultati, nonché per cercare eventuali possibili collegamenti con la salute umana. .(AGI)