Un farmaco che promette di ripristinare la vista in malattie che causano danni ai nervi, fra queste la sclerosi multipla e altre condizioni neurologiche che impattano sulla funzionalità dei neuroni. Si chiama LL-341070 ed è stato scoperto da ricercatori dell’Università del Colorado Anschutz Medical Campus che in uno studio su Nature Communications ne illustrano le potenzialità nel migliorare la capacità del cervello di riparare la mielina danneggiata, la guaina protettiva attorno alle fibre nervose.
Il danno alla mielina è un segno distintivo di alcune malattie, come la sclerosi multipla, ma è anche una conseguenza naturale dell’invecchiamento, spesso causa della perdita della vista, delle capacità motorie e del declino cognitivo. Sebbene il cervello sia potenzialmente in grado di auto-ripararsi anche quando la mielina è danneggiata, il processo può avvenire in maniera lenta, talvolta in maniera anche inefficiente: il farmaco LL-341070 in studi sperimentali su topi avrebbe invece accelerato significativamente il processo di riparazione e migliorato la funzione cerebrale correlata alla vista, anche dopo gravi danni. “Sfruttando il potenziale autoriparativo del cervello, con il nostro studio ci auspichiamo di aiutare le persone con malattie come la sclerosi multipla, invertendo potenzialmente parte del danno e offrendo una opportunità di recuperare la vista e le funzioni cognitive”, ha spiegato Ethan Hughes, coautore principale dello studio e professore associato presso il Dipartimento di biologia cellulare e dello sviluppo della CU School of Medicine.
“Abbiamo scoperto che anche una riparazione parziale della mielina può migliorare in maniera importante le funzioni cerebrali correlate alla vista. Sappiamo da anni che la mielina svolge un ruolo cruciale nelle funzioni cerebrali, in particolare la mielina corticale impatta sulle funzioni visive”, ha ricordato Daniel Denman, coautore principale dello studio e professore associato presso il Dipartimento di Fisiologia e Biofisica della CU School of Medicine: “Questo farmaco potrebbe accelerare i meccanismi di riparazione naturali del cervello”.
I ricercatori hanno in programma di testare il farmaco in altre aree cerebrali e di perfezionare il trattamento, sperando di renderlo ancora più efficace e alla fine accessibile ai pazienti: “Ci auguriamo che LL-341070 e terapie simili possano un giorno offrire benefici reali e tangibili ai pazienti migliorando la funzionalità cerebrale complessiva e la qualità della vita”. (AGI)