“Non è il cibo il mio disturbo alimentare”. È il claim della campagna – presentata oggi a Milano, presso la Sala Astra del Cinema Anteo – pensata e diretta da Ambra Angiolini con la collaborazione di Animenta e Jolanda Renga, campagna realizzata con il contributo di Danone con il brand Nutricia Fortini per creare una nuova narrazione sui Disturbi del comportamento alimentare (Dca). All’evento hanno partecipato scuole e persone di tutte le età, direttamente interessate dalla malattia o a sostegno di qualcuno a loro vicino che ne soffre.
La campagna mira a sensibilizzare le persone a comprendere che i Dca non vanno cercati a tavola, non vanno curati a tavola, perché non sono sicuramente solo questione di cibo. L’intento è infatti rimettere al centro quello che sente una persona che ne soffre. E così è stato fatto in modo che la protagonista, Beatrice Fiorentini, apparecchiasse una tavola a cui, alla fine dello spot, saranno tutti invitati a sedersi. Una tavola imbandita con sentimenti svalutanti, di disistima per se stessi e paura di non trovare il proprio posto in una vita che sembra avere sempre dimensioni sbagliate.
La narrativa della campagna restituisce quindi un’immagine dignitosa e rispettosa di tutte quelle ragazze, quei ragazzi, adulti e famiglie che affrontano un disturbo alimentare. Si mette da parte l’estetismo della malattia – perché tale è – che ha caratterizzato per anni molte campagne, per fare spazio – è sottolineato dai realizzatori – “a una rappresentazione autentica e profonda, a una narrazione che speriamo cambi la comunicazione dei Disturbi del comportamento alimentare”.
Durante l’evento si è parlato di cosa si può fare in aggiunta a quello che è stato già fatto, cercando di consegnare, soprattutto alle famiglie, strumenti nuovi per riuscire a trovare ognuno il proprio posto ‘a tavola’, ma non quella che è stata vista all’inizio dello spot quanto quella che vi viene consegnata alla fine: la nostra.
La Sala Astra del Cinema Anteo, che ha ospitato la prima proiezione della campagna e da una tavola rotonda di professionisti esperti in Dca, è quindi diventato il luogo in cui il cinema, l’arte, la musica e la scrittura incontrano la clinica e ha offerto l’opportunità di conoscere e riconoscere come questi strumenti possano integrarsi nella attività clinico-terapetuica, al fine di sostenere quell’emotività importante di chi si ammala di Dca.
Ampio spazio è stato dato anche a esperienze dirette, e dopo la tavola rotonda con i clinici è stato svolto il laboratorio sulle ‘Tracce d’amore’ per tutti i partecipanti. “Cosa voglio di più? Niente. Però tutto il niente del mondo perché anche del nulla ho fame, una fame insaziabile, una voragine che non riposa mai” la conclusione e il messaggio. (AGI)