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Sahara occidentale:Onu, De Mistura per sud regione indipendente

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L’inviato dell’Onu per il Sahara occidentale, Staffan de Mistura, ha ventilato l’idea di dividere il territorio tra il Marocco e il Fronte Polisario, i guerriglieri indipendentisti di questa regione contesa, come potenziale soluzione al conflitto che dura da quasi cinquant’anni. Lo rende noto la testata online Africanews.com citando diverse agenzie.
Dal 1975, il Fronte Polisario, che si considera il legittimo rappresentante del popolo Saharawi ed é sostenuto dall’Algeria, si oppone al Marocco. Quest’ultimo rivendica il Sahara occidentale come parte del proprio territorio e propone di offrire alla regione un’autonomia limitata sotto la propria sovranità, come “unica base” per risolvere il conflitto. In un incontro a porte chiuse con il Consiglio di Sicurezza Onu, de Mistura – sottolinea la testata – “ha rilanciato la proposta di una divisione territoriale come via da seguire” per venire a capo della questione. La sua proposta prevede che la parte meridionale del Sahara Occidentale diventi indipendente, mentre il resto del territorio sarebbe integrato nel Marocco, con il riconoscimento della sovranità marocchina da parte della comunità internazionale. Tuttavia, “sia il Marocco che il Fronte Polisario hanno respinto la proposta”, riferisce la testata.
De Mistura ha avvertito che se non ci saranno progressi entro sei mesi, le Nazioni Unite dovranno riconsiderare il suo ruolo di inviato. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha sempre esortato le parti a lavorare per una soluzione politica, descrivendo il piano di autonomia del Marocco come “serio e credibile”. Il piano del Marocco ha raccolto il sostegno di importanti attori internazionali. A luglio, anche la Francia ha modificato la sua posizione ‘storica’ sui territori contesi unendosi agli Stati Uniti e ad altri numerosi stati occidentali e africani nel sostenere la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale. Nel frattempo, Tindouf, quartier generale dell’indipendentismo Sahrawi, si è ritirato dall’accordo di cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite nel 2020. (AGI)