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Russia e nuova Ue, Meloni a ‘Montecassino’ Austria

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La crisi russa batte tutti gli altri argomenti e anche il blitz di Giorgia Meloni in Austria, poche ore trascorse all’abbazia di Goettweig, la ‘Montecassino austriaca’, come invitata di onore alla conferenza sull’Europa organizzata ogni anno dal Partito popolare del Cancelliere Karl Nehammer, è stato dominato dalla preoccupante evoluzione della leadership di Vladimir Putin.
In quella che doveva essere l’occasione di condividere idee sui temi europei oltre che di consolidare l’amicizia fra Vienna e Roma con l’occhio soprattutto sulla questione migranti, a meno di una settimana dal prossimo vertice a Bruxelles, sul tavolo dell’incontro bilaterale e anche sull’intero Forum si è abbattuta come una meteora l’avanzata delle truppe di Prigozhin su Mosca. Quanto sta accadendo, ha detto Meloni, “racconta una realtà diversa da quella che la propaganda russa ci ha raccontato in questi anni sullo stato di salute e la solidità, la compattezza della Federazione. Dobbiamo tenerne conto in termini di imprevedibilità”, ha aggiunto annunciando un vertice con i ministri competenti e l’Intelligence per oggi stesso. “Ci stiamo innanzitutto muovendo con gli alleati – ha aggiunto –  e non dobbiamo farci distrarre dall’impegno per il sostegno all’Ucraina, che continua a dare una grande prova di resilienza”.
La premier non ha perso occasione per rispondere a chi sostiene che fornire armi all’Ucraina aumenta il rischio di escalation: “Chi lo dice non capisce che è vero esattamente il contrario: se non avessimo aiutato gli ucraini, oggi vivremmo in un mondo più insicuro, in cui vale il diritto del più forte. Ciò che facciamo è difendere stabilità, pace e sicurezza”.
All’abbazia di Gottweig, dove vivono ancora 35 monaci benedettini e che si trova in un’altura che domina il Danubio, il presidente bulgaro Rumen Radev si è detto preoccupato soprattutto di capire “che succederà alle armi nucleari russe”, mentre anche il premier austriaco Nehammer ha parlato della necessità per gli alleati di Nato e Ue di coordinare le attività dei servizi di intelligence.
L’amicizia fra Italia e Austria è stata comunque rimarcata dai due leader dopo l’incontro bilaterale, quando Meloni ha ricordato di avere “colmato una lacuna” visto che “da otto anni un presidente del Consiglio italiano non veniva in visita, anche se è difficile crederlo visto il rapporto solido che ci lega”. Italia e Austria, ha sottolineato, hanno un legame “storico e solido” e “una responsabilità sul futuro dell’Europa”. In particolare, ha detto la premier, “è stato merito di Italia e Austria se l’Europa ha cambiato paradigma” sulla questione dei migranti con il recente accordo. “Per lungo tempo – ha aggiunto – chi come noi voleva gestire i flussi era considerato inumano e razzista. Ma è davvero umano – si è chiesta – lasciare campo libero a trafficanti senza scrupoli che si fanno pagare migliaia euro e provocano migliaia di morti,  lasciare che siano loro a  decidere chi arriva in Europa e chi no, a seconda di chi ha i soldi per pagare il viaggio?” Con Nehammer, ha detto, “abbiamo lavorato bene perché l’Europa cambiasse approccio, e andremo avanti” . Ma oltre che sui migranti, l’alleanza fra i due Paesi confinanti sarà preziosa anche in campo energetico: le recenti crisi, ha ricordato, hanno mostrato la vulnerabilità dell’Europa e “vogliamo proiettare la penisola come un futuro hub energetico, una piattaforma logistica per l’energia per lo più pulita che può per una parte significativa essere prodotta dai Paesi africani”.

    Il ruolo dell’Austria, che collega l’Italia all’Europa centrale e orientale, “sarà fondamentale” in questo progetto. Meloni si è soffermata sul tema dello sviluppo in Africa, legato da un lato alla questione dei migranti, in gran parte provenienti proprio da quel continente, dall’altro a quello dell’energia. “Non è povera, ma è ricca di materie prime. Strategicamente è utile e importante per noi, e quando parliamo di diritti pensiamo a quello di non dover emigrare, non il contrario”.
La presidente del Consiglio ha parlato anche del luogo “storico e spirituale” in cui parlava: “qui come a Montecassino, l’abbazia omologa, ci si sente seduti sulle spalle di un gigante: ma l’Europa – ha osservato – deve essere un gigante politico, non burocratico. Dobbiamo rilanciare il principio della sussidiarietà: non si occupi Bruxelles  di quello che possono fare meglio Roma o Vienna, fissi gli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli ma poi lasci che i Paesi difendano le loro specificità nazionali, non pensi a norme che regolano nel dettaglio la vita dei cittadini, a quello provvedono meglio gli Stati nazionali” .
E ancora: sul patto di stabilità e crescita, è giusto investire per la difesa dell’ambiente “ma la natura va difesa con l’uomo dentro”. In altre parole, condividiamo gli obiettivi della transizione ecologica, ma chiediamo neutralità tecnologica: fermi restando gli obiettivi, si deve lasciare la possibilità alle varie specificità di investire in tecnologie diverse. La sostenibilità ambientale deve saper camminare di pari passo con quella sociale ed economica”. (AGI)