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Rugby e business, addio alla leggenda irlandese Tony O’Reilly

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L’Irlanda ha perso uno dei più grandi personaggi del secondo dopoguerra: è morto a Dublino all’età di 88 anni Tony O’Reilly, un grande rugbista della nazionale che ha saputo reinventarsi in una carriera di uomo d’affari arrivando a guidare un impero editoriale di un centinaio di giornali e radio, prima delle recente bancarotta.
Il premier irlandese, Simon Harris, lo ha celebrato come “un gigante dello sport, degli affari e dei media che ha lasciato un’eredità permanente i tutti e tre i campi, un pioniere che ha puntato forte sulla scena economica internazionale”. La federazione irlandese lo ha ricordato come “una leggenda del rugby”.
O’Really non può essere riassunto in una definizione. Da giocatore di rugby era stato un trequarti centro e ala. Dalla prima convocazione nel 1955, a soli 18 anni, era arrivato a inanellare 29 presenze con la maglia verde della nazionale. Il ragazzo e di Dublino è una macchina da mete ma la sua leggenda da giocatore nasce nei British and Irish Lions, la squadra formata dai più forti giocatori di Inghilterra, Irlanda, Galles e Scozia che affrontava le rappresentative degli altri continenti come Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda. Le sue 37 mete in 38 partite sono un record assoluto per i Lions, così come le sue sei mete in 10 Test. Con 30 apparizioni e 38 mete per i Barbarians, detiene il record di presenze e di marcature nel prestigioso club a inviti. Dopo essersi ritirato nel 1963, nel 1970 fu richiamato dall’Irlanda per il Cinque Nazioni e giocò contro l’Inghilterra.
La sua carriera di O’Reilly nel Cinque Nazioni, durata 15 anni e 23 giorni, è stata la più lunga nella storia, finché è stata eguagliata dal collega irlandese Mike Gibson e poi superata nel 2015 da Mauro Bergamasco.
La grandezza di questa leggenda irlandese, però, non si è limitata alla palla ovale: da imprenditore O’Reilly ha fondato un impero internazionale nel ramo alimentare, dei media e in altre industrie, diventando rapidamente il primo milionario dell’Isola di Smeraldo. Mettendo a frutto i suoi precedenti studi universitari e da avvocato, nel 1973 Tony avviò un’attività nei media acquistando l’Independent News & Media, società di supporti di stampa con sede a Dublino. Nel 1990 il suo gruppo aveva inglobato 38 testate, oltre 70 stazioni radio, interessi via cavo e di telecomunicazioni in Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda.
Nel 1987 era diventato presidente della Heinz, il colosso agroalimentare Usa famoso per il ketchup, crica che ricoprì fino al 1998. Nello stesso periodo era diventato azionista di diverse società tra cui la Waterford Wedgwood, holding specializzata nella produzione di alta qualità di oggetti in porcellana e vetro. Con il suo fiuto per gli affari aveva partecipazioni e azioni in decine si società.
Nel 1989 si sposò per la seconda volta, con Chryss Goulandris, una ricca ereditiera greca che allevava cavalli purosangue. Il patrimonio netto della coppia era arrivato anche a un miliardo di euro ma poi c’erano stati una serie di rovesci finanziari, in particolare per una causa legale sui debiti contratti con la banca controllata dallo Stato, l’AIB. Nel 2014 gli era stato chiesto un risarcimento di 46 milioni di sterline e O’Reilly era stato costretto a vendere le sue proprietà in Irlanda e si era ritirato alle Bahamas.
Notevole era stato anche il suo impegno filantropico: fu lui a promuovere The Ireland Funds che distribuivano i fondi dei donatori americani in progetti di riconciliazione lungo il confine irlandese. La Fondazione O’Reilly, un ente di beneficenza da lui istituito, ha finanziato decine di progetti caritatevoli e nel settore dell’istruzione con un programma annuale di borse di studio. (AGI)