Sono due le misure necessarie per far ripartire il motore del Paese, bloccato dall’emergenza sanitaria: un condono “tombale” dei tributi dovuti dagli imprenditori e una iniezione di liquidità che non si limiti al prestito di denaro, ma preveda almeno una quota di finanziamento a fondo perduto. E’ quanto chiede Daniele Rossi, imprenditore, presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, fra i titolari della “Caffè Guglielmo”, azienda presente con punti vendita in tutta in Italia e in diverse aree del mondo, nella quale, tiene a precisare, da oltre 2 anni non ha cariche operative, lascate per dedicarsi totalmente all’attività istituzionale
Dallo stabilimento di 10.000 metri quadri con sede a Copanello, nell’hinterland catanzarese, dove lavorano 60 persone, la Caffè Guglielmo ha da tempo spiccato il volo. Oggi l’azienda ha due sedi commerciali: oltre a quella di Copanello per il mercato del Centrosud, c’è quello di Bologna per il Nord. Quattordici sono gli “store” a marchio Caffè Guglielmo presenti in Italia: Bologna, Botricello (Cz), Catanzaro (3), Cosenza, Crotone, Firenze, Furci Siculo, Lamezia Terme (Cz), Rossano (Cs), S. Andrea sullo Jonio (Cz), Torino e Vibo Valentia. Negli anni sono state avviate collaborazioni in Nord America, Australia e in paesi come Inghilterra, Portogallo, Germania, Belgio e Svizzera. Da circa tre anni la Guglielmo è in Corea del Sud che ha aperto, in poco tempo, una decina di caffetterie in franchising a marchio Guglielmo, e in Cina. Una realtà di tutto rispetto nel panorama nazionale
“Il decreto Cura Ialia – spiega Rossi all’AGI – non basta. Immettere liquidità attraverso prestiti non sarà sufficiente per evitare un vero e proprio massacro per l’economia. A causa del coronavirus sono morte molte persone, presto moriranno le aziende. In Italia è a rischio il 50% delle imprese, in Calabria e nel Mezzogiorno andrà anche peggio. Serve uno shock per evitare la catastrofe. Per farlo – spiega – occorre prevedere finanziamenti a fondo perduto a carico dello Stato e condonare per quest’anno tutto quanto è dovuto in termini di tributi, perchè nessuna impresa sarà in grado di fatturare”.
Rossi è scettico anche in merito al piano messo in campo dalla Regione Calabria nelle scorse settimane, 150 milioni di euro destinati alla rinascita dell’economia regionale. “Non è questa la linea giusta – dichiara – perché anche dalla Regione arriveranno anticipazioni che le imprese dovranno restituire, mentre non si prevedono finanziamenti a fondo perduto”. Dubbi l’imrenditore catanzarese manifesta anche riguardo all’efficacia della task force governativa, “nella quale – osserva Rossi – non ci sono tecnici”.
Esponente di Confindustria, Rossi va in controtendenza rispetto alla sua associazione di riferimento e non condivide le pressioni di questi giorni in direzione della riapertura delle fabbriche. I tempi, spiega, non sono maturi. “Non è questo il momento giusto per riaprire. Mi immedesimo nei lavoratori. Ci sono rischi seri – dice – per la loro salute. E’ evidente che la riapertura degli stabilimenti espone le maestranze al rischio del contagio. Chi ne risponderebbe se non gli imprenditori? In queste condizioni – continua – non avremmo una vera ripartenza. Questo vale anche per i cantieri. La ripresa delle attività in questo momento esporrà il Paese a rischi ulteriori”.
Vedi: Rossi: "Condono tombale per uscire dalla crisi provocata dall'emergenza sanitaria"
Fonte: cronaca agi