“Dopo l’omicidio ci siamo preoccupati di fare una colletta, per far dire una messa in memoria della signora Egidia e anche per comprarle dei fiori. Poi quando abbiamo saputo che Massimo, in carcere, non aveva lo spazzolino, allora abbiamo deciso di utilizzare quei soldi anche per acquistarglielo assieme a una saponetta. Un altro condomino gli ha invece donato dei vestiti”. A raccontarlo, di fronte alla Corte d’Assise di Roma, è una vicina di casa di Massimo Barberio, il sessantenne che nel settembre del 2023 ha ucciso la madre ottantottenne in un appartamento di Primavalle, a Roma, nascondendo poi il corpo nell’armadio. All’origine del gesto ci sarebbe stato un movente di natura economica, presumibilmente un debito accumulato. “Una volta, incontrando la signora, le dissi che c’erano delle cose da pagare. Era incredula, pensava che il figlio pagasse sempre tutto. Saldò subito tre rate condominiali. Poi, quando sono arrivati interventi come la messa a norma dell’ascensore, non sono arrivati più i soldi, pagavano soltanto le rate ordinarie”, ha aggiunto l’amministratore di condominio rispondendo alle domande della pm Maria Gabriella Fazi. Il 30 settembre fu Barberio a chiamare i carabinieri, confessando di aver ucciso la madre undici giorni prima: “Si sentiva un odore strano”, ha proseguito la vicina nel racconto. In occasione del Natale, l’imputato ha scritto una lettera alla dirimpettaia: “Mi ringraziava e si scusava con il condominio per quello che aveva fatto” – ha detto la donna in aula – “scriveva che non si perdonava per quello che aveva fatto e che non riusciva a trovare pace”. La donna le ha risposto che “tutte le mamme perdonano i propri figli. Vedrai che lo farà anche la tua”. (AGI)