di Marco Fiocco – direzione nazionale Confedercontribuenti
Mi ricordo da piccolo quel sapore di ricotta fatta in campagna in grandi calderoni fumanti e anneriti dall’ardere del legno. Beh…devo dire che tempo ne è trascorso da quei giorni quando tutto era genuino, come genuine erano anche le verdure che ogni estate mia nonna comprava dall’ortolano sotto casa mia. Sarà un caso ma i tempi oggi sono profondamente cambiati e quell’agricoltura genuina e semplice è solo un miraggio. Tutti questi ricordi mi vengono in mente oggi ascoltando le proteste degli agricoltori di molti paesi europei contro le politiche imposte dall’unione europea. E si, il green deal ovvero un insieme di politiche per rendere più sostenibile e meno dannosa per l’ambiente la produzione di energia. Ma per fare ciò occorre una riconversione dei terreni ad uso biologico senza pesticidi con alti costi a carico delle imprese. Di fatto sarebbero favoriti i paesi extra UE i quali esportano carni e derrate agricole a costi minori senza rispettare i minimi standard qualitativi europei. A ciò si aggiunge siccità, scarsa manutenzione di infrastrutture e di invasi di cui un esempio lampante è la Sicilia. Ma non solo, ciò che si contesta sono in generale le politiche agricole comunitarie vessatorie e con forti imposizioni di leggi e regolamenti che nel tempo hanno prodotto una forte riduzione del reddito delle imprese a favore di banche e istituzioni finanziare. A queste problematiche già esposte se ne aggiungono altre come l’elevato costo dei carburanti e dei mangimi e la minaccia di introdurre la vendita di carni sintetiche. Gli agricoltori, quindi, chiedono una revisione dei prezzi all’ingrosso e un prezzo equo per i prodotti agricoli affinché non si crei un disvalore tra chi produce e chi vende al consumatore finale. In definitiva e alla luce di quanto esposto le politiche europee in tema agricolo andrebbero profondamente riviste per evitare danni all’esistenza delle agricolture nazionali ma ciò si può realizzare solo attraverso una riduzione della asfissiante burocrazia dei tecnocrati europei, i quali legiferano senza tenere conto della realtà dei singoli stati che di fatto hanno scavalcato le politiche nazionali. Sarebbe anche auspicabile il ritorno ad una agricoltura di prossimità utile a salvaguardare le tradizioni dei territori e le loro peculiarità ma ciò si potrebbe realizzare solo se si trovasse un compromesso tra le identità agricole nazionali e le esigenze di appartenenza alla comunità europea. Per noi di Confedercontribuenti Il governo Meloni si dimostra non solo incapace di tutelare l’intero settore agricolo, ma anche fortemente ipocrita. Da parte dei ministri non c’è stata neanche una parola sulle proteste del Comitato agricoltori traditi, articolatasi questo fine settimana in blocchi stradali che hanno provocato la chiusura in entrata e in uscita anche di caselli autostradali con centinaia di mezzi pesanti, come abbiamo visto in Europa ed in molte parte d’Italia. In sostanza, dopo aver condannato duramente gli ambientalisti che bloccavano le strade, colpevoli di essere contro le fonti energetiche fossili e dunque troppo ostili per il governo, ora che da giorni sono gli agricoltori a fare sentire le loro ragioni allo stesso modo, bloccando le strade del Paese, il Ministro Salvini rimane in silenzio.