Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Smaltita l’euforia per l’intesa raggiunta in sede europea sul Recovery Fund, il governo è chiamato alla stesura del piano nel quale illustrare, come richiesto dai termini dell’intesa, gli interventi da attuare con i fondi comunitari.
Un tema particolarmente importante e controverso, che ha riacceso il dibattito politico ed ha rinnovato le divisioni nella maggioranza. L’idea, paventata dal Premier Conte, di istituire una nuova task force per la programmazione delle spese e la gestione dei fondi europei, infatti, ha fatto storcere il naso a maggioranza ed opposizione. A presiedere l’ennesima unità di crisi, secondo il progetto iniziale, sarebbe stato lo stesso Presidente del Consiglio, il quale si sarebbe avvalso del supporto di tecnici e funzionari di vari ministeri. La proposta tuttavia, come dicevamo, ha incontrato le ritrosie di alcune componenti della maggioranza. Italia Viva, tramite il suo fondatore Matteo Renzi, ha chiesto un dibattito in Parlamento. “Base Riformista”, corrente del PD che fa riferimento al ministro Guerini ed al deputato Luca Lotti, ha sottoscritto la proposta di Forza Italia (esplicitata con una mozione al Senato) circa l‘istituzione di una Commissione Bicamerale per la stesura del piano che, lo ricordiamo, va ultimata entro metà ottobre. L’idea che sta alla base di malumori e mal di pancia è legata, soprattutto, alla volontà di ridare centralità al Parlamento, dopo la stagione dei DPCM e le decisioni prese in sostanziale autonomia da Giuseppe Conte. Senza dimenticare, poi, l’importanza politica e storica di questo passaggio e il peso che, determinate scelte, potrebbero avere nel prossimo futuro.
Sembra, dunque, allontanarsi l’idea dell’istituzione di una nuova cabina di regia facente capo a Palazzo Chigi, in favore di una Commissione o, comunque, di un dibattito che coinvolga tutte le forze parlamentari. Ipotesi, queste, che richiederanno, ovviamente, massimo senso di responsabilità e di maturità da parte della nostra classe politica. Sarà fondamentale, d’altra parte, ascoltare e recepire le istanze del mondo produttivo, delle imprese, delle associazioni di categoria. Non dovrà essere esclusa, com’è avvenuto durante la passerella degli Sati Generali, la vera parte del paese. Il rischio, infatti, è che, senza una seria programmazione, le rigide condizioni imposte dall’accordo sul Recovery Fund possano trasformarsi, nei prossimi anni, in un capestro per il paese ed affossare ogni tentativo di ripresa.