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Quasi dieci milioni di italiani temono di perdere il posto di lavoro

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AGI – In Italia sono 9,4 milioni i lavoratori che hanno paura di perdere il posto e di rimetterci il reddito nell’attuale fase della pandemia. Gli operai spaventati sono 3 su 4. Ma l’87% delle aziende è ottimista sulla ripresa. Più welfare aziendale, dicono imprese e lavoratori: se fosse esteso a tutto il settore privato arriverebbe a un valore di 53 miliardi di euro. È quanto rileva il quarto rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon e il contributo di Credem, Edison e Michelin.     

In particolare, 4,6 milioni di italiani temono di andare incontro a una riduzione del reddito, 4,5 milioni prevedono di dover lavorare più di prima, 4,4 milioni hanno paura di perdere il posto e di ritrovarsi disoccupati, mentre 3,6 milioni di essere costretti a cambiare lavoro.

Del resto – si legge nel documento –  nonostante il blocco dei licenziamenti stabilito per decreto, nel 2020 non sono stati rinnovati 393.000 contratti a termine.

Aziende ottimiste, pronte a competizione nel dopo covid

Al cupo orizzonte dei lavoratori si contrappone l’ottimismo delle aziende. L’87% guarda con ottimismo la ripresa dopo l’emergenza. Voglia di fare (62,2%), speranza (33,7%) e coesione interna (30,1%) sono gli stati d’animo prevalenti tra i responsabili aziendali intervistati dal Censis.

Il dopo sarà caratterizzato dalla corsa al recupero di fatturato e quote di mercato (76%) e dalla sfida della transizione digitale (36,2%). L’ottimismo delle aziende colpisce, visto che ben il 68,7% di esse ha registrato perdite di fatturato dopo il lockdown della scorsa primavera. Nonostante le straordinarie difficoltà, per il 62,2% dei responsabili aziendali le proprie imprese se la stanno cavando bene.

Lavoro da casa: apprezzato da chi lo pratica, temuto da chi non può permetterselo

Il 31,6% dei lavoratori ha sperimentato il lavoro da remoto: il 51,5% dei dirigenti, il 34,3% degli impiegati e il 12,3% degli operai. Sul lavoro a distanza vengono espressi giudizi contrastanti. Il 52,4% degli smartworker lo apprezza e vorrebbe che restasse anche in futuro, invece il 64,4% di chi lavora in presenza lo teme.

Per il 37% degli smartworker il proprio lavoro è rimasto lo stesso di prima, per il 35,5% è peggiorato, per il 27,5% è migliorato. Ma per 4 lavoratori su 10 il lavoro da casa genera nuove disuguaglianze e divisioni in azienda.

Quanto può valere il welfare aziendale

Se fosse esteso a tutte le imprese del settore privato, il valore del welfare aziendale potrebbe arrivare a 53 miliardi di euro. Il beneficio per le aziende sarebbe pari a 34 miliardi, tra vantaggi fiscali e possibili incrementi di produttività.

Per il singolo lavoratore il beneficio sarebbe pari a quasi una mensilità in più all’anno, per un totale di 19 miliardi. Per l’87,2% delle aziende il welfare aziendale sarà sempre più importante in futuro: per il 52% perché migliorerà la coesione interna di organici sempre più diversificati nelle modalità di lavoro, per il 35,2% perché renderà disponibili servizi di welfare utili e strumenti di formazione per trasferire nuove competenze ai lavoratori.

Più welfare aziendale, dicono le imprese. Più welfare aziendale, dicono i lavoratori. Il 77,4% di loro vuole che nella propria azienda venga potenziato, laddove esiste già, o introdotto, se ancora non è stato attivato (il dato sale all’83,1% tra i dirigenti, all’82,1% tra gli impiegati e scende al 61% tra gli operai).

Source: agi


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