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Quantum computing: investimenti in aumento nel mondo

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AGI – Non avremo a breve (e forse mai) computer quantistici sulla scrivania, ma l’informatica che obbedisce alla meccanica quantistica continua a crescere. Secondo un report di McKinsey, nel 2021 i fondi privati destinati alle startup del settore hanno raggiunto i 1,7 miliardi di dollari. La raccolta, più che raddoppiata rispetto al 2020, rappresenta circa la metà di quanto investito nella ancor giovane storia di questa tecnologia.

Il 90% degli investimenti privati raccolti negli ultimi due decenni si concentra in Canada, Gran Bretagna e Stati Uniti. Le potenzialità dell’informatica quantistica sono ormai riconosciute (anche se non ancora chiare). Ma, proprio perché non ci sono ancora ampi sbocchi commerciali, è importante guardare anche ai fondi pubblici. Diversi Paesi hanno già investito o annunciato risorse: solo la Cina prevede uno stanziamento di 15 miliardi di dollari. I Paesi dell’Ue ne mettono insieme 7,2, per il 70% provenienti da Germania e Francia (mentre l’Italia non è pervenuta, al contrario di Paesi Bassi e Svezia). Anche Stati Uniti, Gran Bretagna, India e Giappone prevedono fondi pari o poco superiori al miliardo di dollari.

L’analisi, intitolata, “Quantum computing: An emerging ecosystem and industry use cases”, stima “che i finanziamenti privati continuino ad aumentare significativamente, man mano che la commercializzazione delle soluzioni di quantum computing aumenta”. Calma però: la tecnologia è complessa e ha ancora molti nodi – teorici e pratici – da sciogliere. Fino al 2030, secondo McKinsey, sarà difficile vedere un vero sbocco commerciale. Nel frattempo, potrebbero svilupparsi “modelli ibridi”, come ad esempio algoritmi ispirati dal quantum computing elaborati da dispostivi tradizionali ad alte prestazioni.

L’hardware rappresenta “un collo di bottiglia importante”. Prima di tutto, spiega il rapporto, “bisogna aumentare il numero di qubit di un computer quantistico”, cioè la capacità di elaborazione (misurata, appunto, in qubit). Per farlo servono enormi capitali e competenze difficili da trovare. Fino a ora, circa il 70% dei fondi privati è stato destinato all’hardware, ma gli ultimi arrivati guardano anche altrove: delle 45 compagni di settore fondate nel 2018, il 65% lavora ai software.

È ancora difficile dire quali saranno i risultati concreti del quantum computing. Il report però indica già i campi di applicazione con il più alto potenziale: farmaceutica, chimica, automotive e finanza. I nuovi farmaci richiedono una media di 2 miliardi di dollari e più di dieci anni per raggiungere il mercato dopo la scoperta. “L’informatica quantistica potrebbe rendere ricerca e sviluppo più veloce, mirata e precisa”. In un settore da 1500 miliardi, un aumento dei ricavi dell’1-5% si tradurrebbe in 15-75 miliardi di dollari.

Il quantum computing può migliorare ricerca e sviluppo anche nell’industria chimica, consentendo – tra le altre cose – la sostituzione dei prodotti petrolchimici con materie prime più sostenibili. I costi di produzione del settore chimico ammontano a circa 800 miliardi di dollari l’anno. McKinsey definisce “realistico” un guadagno di efficienza tra il 5 e il 10%. Cioè 20-40 miliardi di dollari.

L’automotive può migliorare progettazione, efficienza della catena di fornitura, produzione e gestione della mobilità. Un aumento della produttività del 2% creerebbe un valore annuo compreso tra i 10 e i 25 miliardi di dollari. Nella finanza, ammette McKinsey, l’applicazione del quantum computing “è più lontana” e i suoi vantaggi nel breve termine “solo teorici”. Potrebbe però avere grandi potenzialità nella gestione del portafoglio e del rischio. È troppo presto per parlare di cifre, ma anche un impatto limitato in termini percentuali avrebbe grandi ripercussioni su settori (come il risparmio gestito e il credito) che spostano migliaia di miliardi.

Source: agi


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