Ucraina, Occidente, sanzioni e demografia. I temi al centro del tradizionale messaggio di Vladimir Putin alle Camere riunite del Parlamento non sono nuovi, in un discorso che il leader russo ha pronunciato in una doppia veste: quella di presidente di un Paese in guerra, ma anche quello di un candidato che – nelle elezioni del 15-17 marzo – chiede ai russi di consegnarli il suo quinto mandato, mentre reprime sempre più duramente rivali e dissenso.
Putin ha legato strettamente il suo futuro e quello del Paese alla vittoria nella guerra all’Ucraina. Nel suo messaggio sullo stato della nazione ha anche messo in guardia la Nato da “tragiche” conseguenze se schiera le sue truppe nell’ex repubblica sovietica.
“L’attuazione di tutti i piani delineati oggi dipende direttamente dai nostri soldati, ufficiali, volontari, da tutto il personale militare che ora combatte al fronte. Dal coraggio e dalla determinazione dei nostri compagni di battaglia che difendono la patria”, ha dichiarato.
Il discorso, con il quale Putin ha stabilito un nuovo record di durata dalla sua ascesa al Cremlino nel 2000 – due ore e sei minuti – è stato proiettato nei cinema, nelle università e sugli schermi pubblicitari nelle strade di diverse regioni della Russia nel quadro della sua campagna elettorale. Il leader del Cremlino ha tenuto il discorso più importante dell’anno politico alla vigilia dei funerali del leader dell’opposizione, Aleksei Navalny, della cui morte in carcere due settimane fa lo accusano sia la famiglia, sia i leader occidentali.
Putin – che ha chiesto di osservare un minuto di silenzio in memoria dei caduti al fronte (più di 300mila uomini secondo la Nato) – ha sottolineato che i soldati creano “le condizioni assolutamente necessarie per il futuro del Paese e il suo sviluppo”. “Siamo una grande famiglia”, ha sottolineato, “credo nelle nostre vittorie e nei nostri successi, credo nel futuro della Russia”, ha proclamato davanti ad alti funzionari, leader religiosi e personalità della cultura, che lo hanno applaudito.
Ha poi assicurato che le unità russe “mantengono fermamente l’iniziativa e stanno avanzando in sicurezza in una serie di zone e liberando sempre più territori”; il riferimento è alle città conquistate nelle ultime settimane nella regione di Donetsk, in particolare alla roccaforte strategica di Avdiivka. “Non è stata la Russia a iniziare la guerra, ma faremo tutto il possibile per porvi fine, sradicare il nazismo e raggiungere gli obiettivi dell’operazione militare speciale”, ha assicurato Putin.
Rispolverando la narrativa per cui la Russia “si sta difendendo” da presunti piani occidentali per smembrarla, Putin ha attaccato la Nato, i cui Paesi – a suo dire – provocano “conflitti in Ucraina, Medio Oriente e altre regioni del mondo”. “Hanno cominciato a parlare della possibilità di inviare contingenti militari della Nato in Ucraina, ma ricordiamo il destino di quelli che all’epoca inviavano truppe nel territorio del nostro Paese; ora le conseguenze per eventuali interventisti saranno molto più tragiche”, ha ammonito, ripetendo minacce già lanciate in passato.
Putin ha tenuto a ricordare alle potenze occidentali che la Russia “ha anche armi in grado di colpire obiettivi nei loro territori”. “Tutto ciò con cui spaventano il mondo intero, tutto ciò minaccia un conflitto con l’uso delle armi nucleari e, quindi, la distruzione della civiltà”, ha sentenziato il leader russo.
Allo stesso tempo, ha escluso che l’Occidente riuscirà a farcela con il vecchio “trucco” di coinvolgere Mosca in una disastrosa corsa agli armamenti, alla quale l’Urss destinò il 13% del Pil, mentre Mosca stanzierà per la Difesa il 6% del Pil. “E continuano a mentire. Ora, senza alcuna vergogna, affermano che la Russia avrebbe intenzione di attaccare l’Europa. Ma sappiamo bene che questa è semplicemente una sciocchezza”, ha affermato Putin, chiedendo però il rafforzamento del distretto militare occidentale per “neutralizzare la minaccia” che rappresenta l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato.
I sondaggi sulle intenzioni di voto registrano il 79% per Putin, che in un sistema elettorale altamente controllato e con nessun vero rivale alle urne, punta a un plebiscito sul suo operato, in particolare sulla scelta della guerra. La gran parte del discorso è stato dedicato a fare promesse elettorali in vista delle presidenziali. Ha promesso che fino al 2030 il governo stanzierà almeno 75 miliardi di rubli (825 milioni di dollari) alle 39 regioni russe con il tasso di natalità più basso e ha proposto di aumentare il salario minimo a 35mila rubli (quasi 400 dollari) al mese.
“Il sostegno alle famiglie con figli è la nostra scelta morale fondamentale. Le famiglie numerose devono diventare la norma della filosofia di vita della nostra società, la linea guida di tutta la nostra strategia statale”, ha dichiarato ripetendo un leitmotiv della sua presidenza, quello della lotta al calo demografico.
Allo stesso tempo, insistendo sul fatto che l’economia ha resistito all’assalto delle sanzioni occidentali, ha stimato il numero dei poveri a 13 milioni, il 9% della popolazione. (AGI)
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