Caltanissetta, 30 gen. (Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Controlli “pilotati” presso aziende amiche, verifiche “anomale” presso imprese nemiche. E al centro ci sarebbe sempre stato lui, Antonello Montante, l’ex potente presidente degli industriali siciliani. Ne è convinta la Procura di Caltanissetta che ha portato alla sbarra non solo l’ex paladino dell’antimafia, ma anche ufficiali di Carabinieri e Guardia di Finanza, politici. Tutti imputati eccellenti, incluso il Governatore siciliano Renato Schifani. Udienza fiume, oggi, nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, dove l’accusa ha sentito due finanzieri, Salvatore Pirnaci e Antonino Polizzi, che lavoravano nel 2016 nel Nucleo economico finanziario delle Fiamme gialle di Caltanissetta. Imputati anche i vertici di allora della Gdf, tra cui il maggiore Ettore Orfanello. Non sono mancati i momenti di tensione tra il pm Maurizio Bonaccorso, che rappresenta l’accusa nel processo, e il secondo teste, Antonino Polizzi, che ha riferito in aula una versione un po’ difforme rispetto a quanto detto ai magistrati quando venne ascoltato a sommarie informazioni. Scintille vere e proprie tra il magistrato e il teste, che è stato invitato a ricordare quanto detto durante l’inchiesta.
Il primo a essere ascoltato è Salvatore Pirnaci. Che ha parlato di verifiche fiscali eseguite dalla Guardia di Finanza in alcuni supermercati di Caltanissetta, anche se non facevano parte dei compiti della sezione delle Fiamme Gialle che se ne stava occupando. Ma anche di controlli edilizi ritenuti “strani” dagli stessi finanzieri. E poi verifiche definite “anomale” se non “superficiali”. Secondo la Procura, sarebbe stato Montante, con il suo ‘cerchio magico’, a chiedere quelle verifiche pilotate. Più ‘morbide’ per gli amici e più pesanti per i ‘nemici’. “Facemmo una verifica fiscale al supermercato Cds – racconta Pirnaci in aula -entrammo e iniziammo a identificare i dipendenti, ma andammo via subito dopo perché la Partita Iva non corrispondeva all’azienda che dovevamo controllare”. E spiega che la pattuglia era composta “dal maresciallo Dinaro Messina e Carvotta”, aggiungendo che c’era anche “Mario Sanfilippo, che era il comandante”. Il luogotenente Sanfilippo è tra gli imputati del processo. Tutti finanzieri “che facevano parte della sezione finanza pubblica” della Gdf ma il cui compito non era quello di effettuare quel tipo di verifiche. Alla domanda del pm se avevano mai fatto “verifiche fiscali”, Pirnaci replica: “Non avevamo esperienza in materia di verifiche fiscali”.
Poi Pirnaci, alla domanda del pm se era conoscenza di “rapporti di lavoro” con Romano, proprietario dei supermercati da controllare, risponde: “Circolava voce che la compagna di Orfanello (Ettore, imputato ndr) lavorasse per Romano…”. Secondo la Procura, l’ex comandante del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza Ettore Orfanello, avrebbe effettuato controlli fiscali ”favorevoli”, insieme con il suo comandante Gianfranco Ardizzone (imputato nell’altra tranche del processo ndr), nei confronti dell’imprenditore Massimo Romano, leader di una catena di supermercati in Sicilia. Anche lui imputato. Visite fiscali più rigorose invece sarebbero state effettuate nei confronti di altri operatori economici che Montante riteneva ”nemici” del suo sistema. Operazioni che avrebbero fruttato a Orfanello, secondo la Procura, l’assunzione alla Confidi di Maria Rosaria Tirrito, sua compagna. E di assunzioni si parla anche per quanto riguarda la sorella di un altro ufficiale, luogotenente della Gdf di Caltanissetta, Mario Sanfilipo. La donna infatti avrebbe ottenuto l’assunzione in uno dei supermercati di Massimo Romano.
Proseguendo la sua deposizione, il finanziere ha parlato anche di un controllo edilizio, “uno solo”, eseguito “presso la società Lo Cascio nella zona industriale”. “Ci siamo straniti – dice -quando ci hanno dato l’incarico del controllo edilizio perché avevamo una sezione preposta, ma abbiamo eseguito il comando”. E ancora: “Eravamo arrabbiati perché il signor Lo Cascio era già sottoposto a verifica. In sedici anni questo è stato l’unico controllo di natura edilizia”. Il direttore della verifica era proprio il colonnello Ettore Orfanello. La verifica si concluse con una multa da 50 mila euro. “La contabilità era in regola”, aggiunge. Poi, il finanziere Pirnaci, nel corso delle deposizione, parla anche di un “esposto anonimo” che gli sarebbe stato consegnato “dopo che avevo acquisito la documentazione”, dice, nei confronti di una delle aziende di Montante. Oggi assente. “L’esposto mi fu dato dal maggiore Orfanello, e mi fu chiesto di fare dei controlli”, spiega. Secondo l’accusa, sarebbe stato un modo per “evitare di eseguire ulteriori controlli in futuro” nelle aziende di Montante.
Intanto, le parti sono in attesa di conoscere il destino del processo d’appello, perché non è stato ancora deciso se il dibattimento di secondo grado sarà trasferito a Catania, dopo la nomina del magistrato Nicolò Marino a Procuratore aggiunto di Caltanissetta. Ma lo stesso giudice è anche parte civile del processo. Da qui l’eventuale trasferimento. Ma è tutto ‘congelato’ in attesa di sapere cosa accadrà al Tar dopo il ricorso di un altro magistrato, contro la nomina di Marino. Nelle scorse udienze il legale di parte civile del magistrato Nicolò Marino, l’avvocato Ugo Colonna, aveva annunciato di avere depositato la revoca di costituzione di parte civile per il suo assistito, Nicolò Marino e i figli. In questo modo, con ogni probabilità, potrebbe venire meno uno dei motivi ostativi della nomina di Marino a Procuratore aggiunto di Caltanissetta. Nelle scorse settimane, dopo la nomina di Marino ad Aggiunto, infatti, si era ventilata l’ipotesi di trasferire il processo di Caltanissetta a carico dell’ex potente presidente degli industriali siciliani Antonello Montante, a Catania.
La scelta era stata ufficializzata a dicembre dal Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che aveva designato, con un provvedimento formale, la Procuratrice aggiunta di Catania Agata Santonocito e i pm Valentina Margio e Luca Volino “per la trattazione del processo” e per “l’esame preparatorio del copioso fascicolo processuale”. Lo scorso 22 dicembre 2022 la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale di Roma aveva sospeso l’efficacia del provvedimento del Csm sulla nomina a procuratore aggiunto di Caltanissetta di Nicolò Marino, attualmente gip a Roma. Il Tar, decidendo sul ricorso, finalizzato all’annullamento dell’atto, presentato dal sostituto procuratore Pasquale Pacifico, in servizio alla Dda nissena, ha fissato la camera di consiglio per il 10 maggio 2023. E il 30 dicembre, il gip del tribunale di Roma Nicolò Marino aveva impugnato al Consiglio di Stato la decisione con la quale il Tar Lazio ha sospeso la sua nomina ad aggiunto a Caltanissetta dopo il ricorso presentato da Pasquale Pacifico, attuale sostituto nello stesso tribunale. In sede giurisdizionale il presidente della settima sezione del Consiglio di Stato Marco Lipari ha evidenziato che “nella valutazione comparativa delle contrapposte esigenze cautelari, risulta prevalente l’interesse, comune a tutte le parti, di una sollecita fissazione del merito dinanzi al Tar”.
Nel processo sono imputati, oltre all’ex paladino dell’antimafia, condannato in appello in un altro troncone del processo a otto anni di carcere per corruzione, anche rappresentanti delle forze dell’ordine, imprenditori e politici, tra cui l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta e l’attuale governatore Renato Schifani. In una delle scorse udienza il Presidente del Tribunale, Francesco D’Arrigo, aveva deciso di unificare i due tronconi del processo Montante. Che è diventato una sorta di ‘Maxiprocesso di Caltanissetta sul ‘Sistema Montante’. Una decisione quella di D’Arrigo, arrivata nonostante il parere contrario di accusa e difesa dei due processi che temono un prolungamento dei tempi per le sentenze. Nel ‘processone’ di Caltanissetta, che si celebra presso l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, sono imputati, anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata, colonnello dei carabinieri, e Diego Di Simone Perricone, ex capo della security di Confindustria.
Poi, nel pomeriggio, l’altro teste, con le scintille, con il pm, Maurizio Bonaccorso. Nel corso della sua deposizione, il teste, Polizzi, luogotenente del Nucleo di Polizia economico finanziaria, addetto alla sezione finanza pubblica di Caltanissetta dal settembre 2016, rispondendo alle domande del rappresentante dell’accusa, avrebbe più volte cambiato versione rispetto a quanto detto quando venne sentito in Procura, durante le indagini preliminari. “Io sto riscontrando parecchie divergenze tra il verbale di sommarie informazioni e quello che lei sta dicendo oggi”, sbotta a un certo punto il pm Bonaccorso, puntando il dito contro il teste. Quando il pm Bonaccorso gli chiede se si sia mai occupato della verifica fiscale presso il supermercato Cds di proprietà di Massimo Romano, l’imprenditore imputato nello stesso processo, il finanziere risponde: “No, io ho saputo indirettamente al Nucleo, le cose rimbalzano, le notizie si vengono a sapere”. Poi dice: “Sapevo che c’era questa attività gestita da Massimo Sanfilippo (luogotenente Gdf, imputato pure nello stesso processo ndr) che era la persona più titolata per questo servizio. E poi hanno preso due uomini della mia sezione”.
“Che io sappia Carvotta era alla Polizia giudiziaria in Sardegna a Caltanissetta era al Gico e alla Tutela economia, stessa cosa Di Naro. E Messina era prima alla sezione comando”, spiega. “A me è capitato negli ultimi anni che, per esigenze di servizio, una pattuglia fosse composta da una persona, perché magari siamo impegnati in altro”, dice poi. Il finanziere ricorda ancora che il collega Carvotta gli aveva manifestato “disagio” per “questa attività”. “C’era malumore perché non si sentiva adeguato all’incarico rispetto alla sua esperienza. Non aveva esperienza in campo fiscale, è documentale è agli atti del reparto. Si è parlato in qualche pausa caffè. Carvotta mi ha manifestato un disagio per quest’attivi Non mancano altri momenti di tensione, come quando il pm chiede al teste sei fosse a conoscenza dei rapporti tra l’imprenditore Massimo Romano e il maggiore Ettore Orfanello, entrambi imputati nel processo, replica: “No”. Mentre durante le sommarie informazioni aveva detto di essere a conoscenza di “rapporti” tra i due. Sentito dai pm aveva, invece, detto: “So per certo”, come gli ricorda il pm Bonaccorso. Poi, lo stesso magistrato gli chiede se ha mai parlato con il collega Pirnaci, sentito questa mattina nella stessa aula, dei controlli ad Alechia, un’impresa di Antonello Montante. E lui: “No, non so cos’è”.
“Lei ha saputo di controlli ad aziende di Montante?”, chiede ancora il magistrato Bonaccorso al teste della Gdf. “Mi è solo arrivato come parlottio, che era stato mandato da solo ad un accertamento. Non sono incline al chiacchiericcio da bar. Non ho competenze per approfondire”. “La personalità del mio ex comandante era forte- dice ancora il finanziere Polizzi – Avevamo avuto anche incomprensioni lavorative”.
E ancora: “Ho saputo che nel 2011 c’era stato un grave contrasto tra Orfanello e Matrascia, che era un verificatore fiscale. Avrebbe dato il comandante a Matrascia delle indicazioni che Matrascia non aveva condiviso, e poi fu trasferito ad altro incarico alla sezione tutela economia”. Il processo, dopo l’udienza fiume, è stato rinviato al prossimo 6 febbraio, per ascoltare altri testi della Guardia di Finanza.