Ma è anche il giorno, quest’anno, scelto dal governo per approvare il Decreto legge Lavoro.
In sintesi, secondo le anticipazioni: un ampliamento temporaneo, da luglio a novembre, dei tagli al cuneo fiscale – cioè il rapporto tra il costo del lavoro e la tassazione sul lavoro; e un addio al Reddito di Cittadinanza, che sarà sostituito da un più limitato Assegno di Inclusione. In più, si rafforza e si liberalizza il ricorso ai contratti a termine e si estende l’uso dei voucher.
Ma la bozza definitiva del decreto non è ancora pubblica, come hanno fatto notare i sindacati – convocati dal governo a Palazzo Chigi la sera prima del varo del provvedimento. “Un incontro tardivo”, dice Pierpaolo Bombardieri, segretario UIL.
“Un metodo inaccettabile che è anche sostanza”, aggiunge Maurizio Landini, numero uno della CGIL: “Non conosciamo i provvedimenti, come è noto contano anche le virgole. L’unica cosa che ci hanno detto riguarda il taglio di 4 punti del cuneo, che è temporaneo”.
Replica la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Sono provvedimenti utili per il mondo del lavoro, che variamo in un giorno simbolico e sui quali riteniamo utile un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali, segnale del fatto che il governo ritiene il confronto con le parti sociali molto importante – serve un dialogo serio, costruttivo, sia sul lavoro sia su come spendere le risorse, politica salariale e lotta all’inflazione, riforme che affronteremo nelle prossime settimane”.
E ancora: “La priorità del governo è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro. Il Def ha liberato risorse che abbiamo dedicato al taglio del cuneo fiscale. Avevamo già dato un segnale con la legge di bilancio, mantenendo i due punti di taglio già decisi dal precedente governo per i salari sotto i 35.000 euro e aggiungendo un ulteriore punto. Arriviamo al 6% del taglio sotto i 35.000 euro e al 7% sotto i 25.000 euro, fino alla fine dell’anno”.
Infine: “Procediamo alla riforma del Reddito di cittadinanza, per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è”.
I dissensi, nel merito
“Restano in campo le iniziative e le ragioni delle giornate di mobilitazione – il 6 a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli – dice il leader della Cgil, Maurizio Landini.
C’è bisogno di un cambiamento vero, a partire da una riforma fiscale“. Dunque: “Manca un intervento di tassazione su profitti ed extra-profitti. L’inflazione non è dovuta a aumento dei salari ma dei profitti, non abbiamo avuto risposta su questo, non c’è restituzione del fiscal drag”. E ancora: “Bene il taglio fiscale, ma è un intervento temporaneo”. Infine: “Non condividiamo la direzione di liberalizzare ancora di più i contratti a termine quando c’è già troppa precarietà. E l’operazione sul reddito di cittadinanza è per fare cassa – poi oggi si può essere poveri anche senza carichi familiari”.
Critico anche il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri, che ha portato all’incontro una lavoratrice precaria per sottolineare proprio la precarizzazione sistematica del lavoro dipendente. Ma, dice anche Bombardieri: “Sulla piattaforma unitaria sulla sicurezza non abbiamo avuto risposta e le persone continuano a morire. Anche su Opzione donna ad oggi non ci sono risposte. Il problema salariale si affronta anche rinnovando i contratti e si poteva pensare a una detassazione degli aumenti contrattuali. Ma su questo nulla è stato fatto. I poveri sono raddoppiati, le diseguaglianze aumentano”.
Più conciliante Luigi Sbarra della CISL: “L’incontro per noi è stato utile e importante, un’inversione di tendenza”, ma l’intervento sul cuneo fiscale “va rafforzato e reso strutturale”. per il resto, “il giudizio è sospeso, in attesa di conoscere i testi ufficiali.
Fonte: Rainews