AGI – Inaugurato il 2 dicembre del 2019 dal presidente Vladimir Putin e da quello cinese Xi Jinping il gasdotto Power of Siberia (Forza della Siberia) è un gasdotto lungo 4.000 km che porta il gas russo dagli enormi giacimenti siberiani di Kovyktinskoye e Chayandinskoye sino a Blagoveshchensk, la città russa sul fiume Amur che segna il confine fra Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese.
È la rotta a cui la Russia lavora da anni per ‘emanciparsi’ dai clienti europei. Perché è vero che l’Europa dipende dal gas russo ma è altrettanto valido il discorso contrario.
Nel 2021 Power of Siberia ha esportato 16,5 miliardi di metri cubi di gas verso la Cina. Entro il 2025, l’export dovrebbe salire a 38 miliardi di metri cubi l’anno. Il contratto tra Gazprom e China National Petroleum Corporation ha una durata 30ennale e l’infrastruttura ha un valore di 400 miliardi di dollari.
Le attuali esportazioni di gas alla Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia 1 sono alimentate da giacimenti di gas della Siberia orientale e la rotta dell’Estremo Oriente recentemente concordata (via Sakhalin) è separata dalla rete europea del gas.
Come accaduto per il Nord Stream con la pipeline gemella (Nord Stream 2), anche per il gasdotto sino-russo, è stato realizzato un progetto speculare inaugurato a inizio febbraio. In occasione dell’inizio delle Olimpiadi invernali in Cina, Putin e Xi hanno siglato un altro accordo per un nuovo gasdotto (Power of Siberia 2) che rifornirà la Cina con altri 10 miliardi mc di gas. I primi flussi dovrebbero attraversare la pipeline nel 2026. L’accordo potrebbe garantire alla Russia circa 37,5 miliardi di dollari in 25 anni considerando un prezzo medio di 150 dollari per 1.000 mc di gas che viene applicato tra i due paesi.
A regime, secondo alcune stime, la vendita di gas potrebbe garantire a Mosca circa 100 miliardi di euro. “I nostri petrolieri hanno preparato ottime soluzioni per le forniture di idrocarburi alla Cina”, ha detto Putin durante l’incontro con Xi Jinping di qualche giorno fa.
Al di là della situazione che si è creata in Ucraina, è da tempo che Putin guarda ai mercati dell’est asiatico. Le prospettive limitate di crescita a lungo termine del consumo di gas in un’Europa che ha puntato sulla decarbonizzazione, sulle fonti green e sull’allentamento della dipendenza energetica dalla Russia, hanno spinto Mosca a considerare rotte di esportazione alternative all’Ue, spiega una nota degli analisti di Natixis.
L’interscambio commerciale tra Cina e Russia ha raggiunto il volume record di 146,88 miliardi di dollari nel 2021, un +35,8% annuo, secondo i dati pubblicati dalle dogane cinesi. Per il 2024 l’obiettivo è arrivare a 200 miliardi.
Sempre lo scorso anno la Cina ha rappresentato circa il 18% del fatturato commerciale complessivo della Russia. Al contrario, la quota russa del fatturato commerciale cinese è stata poco più del 2%.
Tuttavia oggi l’Europa rappresenta ancora il maggior cliente della Russia per quanto riguarda il gas con l’83% delle forniture totale. “Se attualmente potrebbe sembrare una prospettiva rosea per la Russia, quando Power of Siberia 2 sarà operativo (supponendo che il progetto venga realizzato), il mercato globale del gas sarà molto probabilmente in una posizione molto diversa”, spiegano sempre gli analisti di Natixis. Ci si aspetta che il mercato globale del gas rimanga sostenuto fino al 2024, ma non oltre. Nel 2025 si aggiungerà, a livello globale, una grande fornitura supplementare di Gnl proveniente da un mega giacimento in Qatar. Le ingenti quantità di gas di Doha allenteranno inevitabilmente il mercato mondiale, diminuendo il potere negoziale di Mosca.
La Russia continua a essere il primo esportatore di gas naturale al mondo, con oltre 247 miliardi di metri cubi di gas esportati (anno 2018), 200 dei quali diretti verso i mercati europei, fra cui anche l’Italia, che si attesta come il terzo importatore, dopo Germania e Turchia, con circa 22 miliardi di metri cubi. L’export di risorse naturali, primi fra tutti petrolio e gas, è una componente fondamentale del bilancio statale russo. Nel bimestre agosto-settembre 2019 l’export di idrocarburi è stato pari al 65,38% dell’intero volume di esportazioni della Federazione e nel 2018 l’intero settore rappresentava oltre il 40% delle entrate di bilancio.
La Cina rappresenta invece il principale mercato in espansione del gas naturale complice il progressivo abbandono del carbone del Paese. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie) stima che fra il 2018 e il 2024 Pechino conterà per circa il 40% dell’intera crescita globale nel consumo di gas naturale.
Source: agi