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Potevo finire come Calvi: la verità del Cardinal Pell

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AGI – Parla George Pell, processato e condannato in Australia per pedofilia, prosciolto infine con formula piena e quindi tornato in quel Vaticano dai cui veleni – lascia capire – è stato quasi colpito a morte. Ad aprile, quando si seppe dell’assoluzione, Papa Francesco non nascose la propria soddisfazione, unita ad una certa indignazione per tutta la vicenda. Oggi il cardinale, in una intervista a Settestorie, afferma: Bergoglio mi ha sempre sostenuto. Anzi, mi ha detto che avevo ragione su molte cose.

Bergoglio effettivamente lo ha ricevuto immediatamente dopo il suo arrivo a Roma. Ci si aspettava un reintegro nelle funzioni svolte prima che su di lui si abbattesse il ciclone giudiziario (accuse, rivelatesi indimostrabili, su fatti avvenuti una trentina d’anni fa), ma il porporato si schermisce: ho 80 anni e non è aria. Non rinuncia però a lasciar intendere di sentirsi al centro di un caso dai molti lati oscuri e probabilmente orchestrato da lontano. Ed evoca – non pare proprio a caso – due nomi molto noti: Calvi e Sindona. Non mi è capitato quello che è successo a loro, dice, ma perché sono altri tempi. Ora ti colpiscono nella reputazione”.

Sotto il ponte di Londra, avvelenato in carcere

“Tutti i personaggi di maggiore peso che hanno lavorato insieme alla riforma finanziaria, ognuno di noi – credo con pochissime eccezioni – è stato attaccato dai media sul piano della reputazione in un modo o un altro”, sottolinea, “D’altronde ci ricordiamo tutti cosa è accaduto a Calvi che si è suicidato sotto il ponte di Londra con le mani dietro la schiena, strano modo di impiccarsi. E ricordiamo quello che è successo all’altro, Sindona, avvelenato in carcere… Tempi antichi … Oggi spesso si usa la distruzione della reputazione”. Parole pesanti: Calvi e Sindona sono l’emblema di rapporti mai chiariti del tutto tra finanza e Vaticano, Ior e amicizie inconfessabili.

Quando fu convocato da Francesco a fare chiarezza e ordine nei conti della Santa Sede “in Vaticano c’erano poche persone, se non addirittura nessuna, in grado di dare un quadro accurato di quella che era la situazione finanziaria”. Nasce “un consiglio di 15 cardinali che hanno gestito le finanze per anni e ci siamo battuti enormemente per avere chiarezza ma senza nessun successo”. Così si scopre che “c’erano soldi ovunque, nascosti.”

A questo punto, nel pieno dell’operazione chiarezza, iniziano i problemi. “Un signore che ha lavorato con me e ha fatto un gran lavoro e si chiama Danny Casey (è un business manager a Sidney, molto efficiente e capace) si è trovato guarda caso l’auto bruciata davanti a casa”. Arriva l’accusa di pedofilia, e “criminali sono stati sentiti dire: ‘Pell è fuori gioco. Adesso abbiamo davanti un’autostrada’”. Non solo: “un altro criminale, fin dai primi giorni, diceva: ‘abbiamo la Corte Australiana per sistemarlo’”. Certo, “tutte queste non si possono ancora considerare prove, ma rimane una possibilità”.

Una strana condanna

Legittimo avere sospetti, insomma, anche perché la stessa condanna per pedofilia “è stata una sorpresa enorme   Non solo i miei avvocati sostenevano che non ci fosse alcun modo per dichiararmi colpevole,  persino il magistrato che mi ha rinviato a giudizio disse che se le prove del mio cerimoniere e del sacrestano fossero considerate credibili, non ci sarebbe mai stata una giuria che mi avrebbe condannato”. Ci si aspettava un giudizio sospeso ed un proscioglimento per insufficienza di prove, invece il giudizio sospeso è sfociato nella condanna. Un anno dietro le sbarre, poi il verdetto rovesciato in istanza superiore.

A Roma, nel frattempo, che diceva il Papa? “Io ho sempre saputo che lui mi sosteneva, sapevo che credeva nella mia innocenza e che sperava che sarei stato liberato”, ha risposto Pell, “E’ stata una grande consolazione. Il Papa mi ha sempre sostenuto attraverso queste difficoltà”. Non solo questo: Penso che la prima cosa che mi ha detto è stata: ‘Grazie per la sua testimonianza’. E io gli sono stato molto grato per questo. Più tardi mi ha anche detto: ‘Lei aveva ragione su molte cose’, e io penso si riferisse alle questioni economiche sulle quali davvero non ci sono più molti dubbi”.

Ma la soluzione delle vicende finanziarie vaticane pare ancora di là da venire, e Pell analizza con fare distaccato: “sono soddisfatto di quello che abbiamo raggiunto nel lavoro. Abbiamo incontrato molti ostacoli, non abbiamo fatto tutti i progressi che avremmo voluto. La situazione economica del Vaticano in questo momento è seria, ma mi sono consolato pensando che abbiamo capito che almeno se giudichi con accuratezza dove sei, se hai gente intelligente e per bene, puoi capire come andare avanti al meglio in una situazione difficile”. Ma, attenzione, “se sei in un mondo di ipocrisia allora è molto difficile”.

Vedi: “Potevo finire come Calvi”: la verità del Cardinal Pell
Fonte: cultura agi


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