di Ettore Minniti
Il primo scavo che ha interessato l’area dell’antica Pompei risale all’imperatore Alessandro Severo. Da allora ad oggi è stato un susseguirsi di ritrovamenti di edifici, iscrizioni, anfore e monete, nonostante le mille difficoltà dovute allo spessore della coltre di cenere.
Oggi, grazie agli scavi fatti negli anni, a volte in maniera disordinata e senza criterio logico, sono esposti al pubblico i tesori di monili e amuleti in pasta di vetro, avorio, osso, ambra, bronzo, un coniglio di marmo e un magnifico mosaico del ninfeo Arianna e Dioniso. Oltre ai gioielli, una statua di Livia e un affresco raffigurante Venere su un carro trainato da elefanti. Un pozzo senza fondo. Alcuni calchi delle vittime ricordano la tragica fine dei pompeiani nel 79 dopo Cristo.
Fin dalla scoperta delle sue rovine sepolte, la città di Pompei ha affascinato archeologi di tutto il mondo. Pompei sotto la dominazione di Roma prosperava grazie al commercio, per il quale la città era crocevia di popoli del mondo mediterraneo, ma nel giro di una giornata, nel 79 dopo Cristo, l’eruzione del Vesuvio la seppellì sotto una coltre di cenere, facendo scendere il silenzio, per molti secoli, su quella città che pullulava di vita, commercio, affari, preservandola per lungo tempo.
Oggi Pompei costituisce la testimonianza più straordinaria di una città di età romana, in nessun altro luogo è stato possibile trovare una simile concentrazione di edifici, affreschi e manufatti romani. Quest’importante sito archeologico è inscritto nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco e ogni anno viene visto da quasi 4 milioni di visitatori.
L’ultima scoperta ha dell’incredibile: il ritrovamento di un Termopolio ancora intatto, con tracce di alimenti. Era infatti abitudine dei pompeiani quella di consumare all’aperto cibi e bevande calde. Un’anfora conteneva ancora vino e legumi.
“Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati al mondo in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa”, ha dichiarato il ministro per i Beni e per le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini.
La scoperta è opera di un team interdisciplinare composto da: antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo.
Eccezionali le decorazioni del bancone, presentano sul fronte l’immagine di una Nereide a cavallo in ambiente marino e, sul lato più corto, l’illustrazione probabilmente della stessa bottega alla stregua di un’insegna commerciale. Al momento dello scavo, il ritrovamento di anfore poste davanti al bancone rifletteva, non a caso, l’immagine dipinta.
Nel Termopolio è stato rinvenuto diverso materiale da dispensa e da trasporto: nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa, oltre a ossa umane ben conservate.
Il termopolio, dove si servivano bevande e cibi caldi, incassati nel bancone in muratura, era molto diffuso nella società romana. Nella sola Pompei se ne contano più di ottanta, ma nessuno con il bancone interamente dipinto, a conferma dell’eccezionalità del ritrovamento.
Ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, l’Italia si conferma come uno scrigno di cultura, storia, archeologia, beni ambientali, dove anche gli indigeni e i natii rimangono sbalorditi di fronte a questi ritrovamenti. Un Paese fatto a misura di turista e contenitore di meravigliosi tesori nascosti.