Il Red Robin faceva parte di un programma di studio sulle coltivazioni in orbita. Il cosmonauta Rubio: «Speravo rispuntasse da qualche parte»
Otto mesi: tanto è durato il mistero della Stazione Spaziale Internazionale. E anche se il “bottino” – un pomodoro – non era certo da action movie hollywoodiano, la sua scomparsa aveva comunque aperto un dibattito sul presunto “colpevole”. Il cui nome è quello dell’astronauta Frank Rubio.
Tutto comincia quando la Nasa lancia il progetto VEG-05, esperimento varato verso la fine del 2022 che – spiegò allora in un comunicato l’agenzia spaziale – servirà a studiare «la crescita del raccolto, la composizione dei nutrienti, la sicurezza microbica degli alimenti, il sapore e i benefici psicologici per l’equipaggio a bordo». In sostanza: coltivare vegetali nello spazio e studiarne la crescita. Per i test vengono scelti una serie di vegetali tra cui pomodori, cavolo cinese, diversi tipi di lattuga e cavolo rosso russo. Il giallo scoppia lo scorso marzo quando, dopo la raccolta, a ogni astronauta viene consegnato un campione di pomodoro in una busta Ziploc, con la nota a margine di non mangiarlo perché secondo la Nasa c’erano rischi legati a una potenziale contaminazione di un fungo.
Ed è in questa fase che scompare il Red Robin, uno dei pomodori nani (2,5 centimetri di diametro) coltivati in orbita. E quello, appunto, di Frank Rubio, fluttua via per l’assenza di gravità. Nessuno lo trova più. Al punto che i colleghi iniziano ad accusare scherzosamente Rubio di averlo in effetti mangiato. «Non ho mangiato il pomodoro – si discolpa l’astronauta, l’ultima volta a settembre in un’intervista – Ma a questo punto vorrei averlo fatto, visto che tutti lo pensano già.
Ho passato così tante ore a cercarlo… Ma sono sicuro che prima o poi mi darà ragione e rispunterà da qualche parte. Magari tra anni».
Ma la scomparsa del Red Robin, invece, è durata “solo” 8 mesi: mercoledì è arrivato l’annuncio dei colleghi di Rubio rimasti sulla Iss (mentre lui – l’astronauta americano con il record di permanenza a bordo della Stazione, 371 giorni – è tornato sulla Terra). «Il nostro buon amico Frank Rubio, che è tornato a casa, è stato accusato per un bel po’ di aver mangiato il pomodoro – ha detto l’astronauta della Nasa Jasmin Moghbeli durante il live streaming di mercoledì – Ma possiamo scagionarlo. Abbiamo trovato il Red Robin».
La ricerca nella Iss
A discolpa di Rubio va ricordato che la Iss è più grande di una casa con sei camere da letto e, in condizioni di microgravità, le cose possono facilmente volare via verso angoli inaspettati. La procedura della Nasa consiste solitamente nel controllare le prese d’aria, ma in una stazione affollata da 25 anni di materiale, è facile perdere traccia dei singoli oggetti. Inoltre, la ricerca del pomodoro non ha occupato totalmente il tempo dell’astronauta, considerando che l’equipaggio ha eseguito nel corso dei mesi centinaia di altri esperimenti scientifici. «La realtà del problema è che lassù l’umidità è intorno al 17% – aveva spiegato lo stesso Rubio – Probabilmente il pomodoro è essiccato al punto che qualcuno l’ha trovato senza capire cosa fosse e l’ha buttato via. Speriamo che qualcuno un giorno lo trovi: una piccola cosa avvizzita». E quel giorno è arrivato, mercoledì scorso.
di Gianluca Cordella – fonte: https://www.ilmessaggero.it/