Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prende avvio il cambio di paradigma dell’intero settore agroalimentare nazionale. Le risorse del Piano sono disponibili, bisogna avere le capacità di programmare e progettare seguendo le linee tecniche imposte dall’Unione Europea e dal Ministero
di Antonino Gulisano
Gli eventi alluvionali che hanno colpito in profondità nei giorni scorsi una delle aree più significative dell’agricoltura siciliana, nelle province di Catania e Siracusa, hanno comportato danni enormi, ma di difficile e ancora oggi forse prematura quantificazione. E per i quali il rischio maggiore è che si tenda presto a dimenticare quanto avvenuto.
I consorzi di bonifica sono commissariati da 30 anni e l’Autorità di Bacino è stata varata solo nel 2018. E ora in vaste aree il problema, paradossalmente, sarà quello dell’irrigazione: interi acquedotti irrigui sono stati divelti dalla furia delle acque.
Inoltre, sui tre giorni si son verificate “punte di 1.200 millimetri sull’Etna” e “alla stazione pluviometrica di Linguaglossa Etna Nord sono stati segnalati 398,8 millimetri in una giornata”. La nota dell’Anbi cita come fonte i dati del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano.
In pratica, al 28 ottobre, se Catania è già al disastro, con una scia di tre morti, centinaia di sfollati e danni a colture ingentissimi, il siracusano è stato già sottoposto a un primo consistente bombardamento di acqua.
Da Catania il 27 ottobre, così Elena Albertini, vicepresidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia Igp sui danni: “eccezionali condizioni di maltempo hanno investito in pieno la zona di produzione dell’Arancia Rossa di Sicilia, provocando danni non ancora quantificabili alla produzione e agli agrumeti. Dobbiamo aspettare la fine del ciclone prima di poter cominciare la conta dei danni”.
Da Roma Confagricoltura considera che “Siracusa e Catania stanno fortemente subendo le conseguenze dell’uragano mediterraneo che, da giorni, imperversava nella Sicilia orientale. La situazione viene monitorata con attenzione.
Verdure e ortaggi affogati, piante di agrumi e vigneti abbattuti nelle campagne allagate dove è impossibile effettuare le semine ed è stata interrotta la raccolta delle olive buttate a terra dai venti di burrasca con danni incalcolabili per le aziende agricole.
È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti per il maltempo in Sicilia e Calabria dove si è passati improvvisamente dalla siccità ai nubifragi con effetti devastanti sul territorio e purtroppo anche vittime. Siamo di fronte – conclude la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia, che compromettono anche le coltivazioni nei campi con costi stimati che hanno già superato i due miliardi quest’anno tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
Quel che è peggio, forse ancora di più dell’acqua stessa, è il silenzio delle autorità politiche locali. Nessun politico siciliano è intervenuto per dire una sola parola sui danni all’agricoltura. Gli agricoltori si sentono abbandonati.
Appena ci sarà un bilancio definitivo dei danni, bisogna iniziare un programma di aiuto economico. In che modo il Governo è capace di sapere organizzare un programma di ripresa e di resilienza, dopo il danno sia produttivo e sia strutturale, delle aziende agricole?
Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prende avvio il cambio di paradigma dell’intero settore agroalimentare nazionale. Gli stanziamenti principali diretti per il settore agricolo sono:
* 800 milioni per la logistica;
* 1,5 miliardi per il cosiddetto Agrisolare;
* 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole;
* 1,2 miliardi, nel fondo complementare, per i Contratti di Filiera;
* 2 miliardi per lo sviluppo delle produzioni e delle tecnologie inerenti il biogas e il biometano;
* 880 milioni per gli invasi e il sistema irriguo.
In data 30 settembre 2021 è stato pubblicato il DM n. 490962/2021 di approvazione degli elenchi dei progetti ammissibili e non ammissibili a finanziamento con fondi afferenti al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Missione 2 Componente 4 (M2C4) – Investimento 4.3 – Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche. La Sicilia ha già perso la prima occasione per attivare alcuni interventi nel settore irriguo proposti dai Consorzi di bonifica regionali. Dei 31 progetti presentati nessuno è stato ritenuto ammissibile. Le ragioni sono diversi, ma i più macroscopici sono la mancanza dell’aggiornamento dei progetti, data di verifica, i criteri di misurazione degli obiettivi, il cronogramma e le priorità. Oltre alla responsabilità politica è, in specie, dei funzionari incapaci e incompetenti nel rimodulare i progetti con i nuovi criteri imposti dal PNRR e dalle norme della Unione europea previsti nel Recovery plan next genaretion.
Il vero problema non sono le precipitazioni, ma la Programmazione strutturale, lo stato di manutenzione del territorio, assente, a cominciare dall’alveo dei fiumi: con i fondali che sono pieni di detriti, quindi basta poca pioggia per produrre danni enormi, così come è stato. A ogni evento i danni aumentano sempre di più, anche a prescindere dall’entità delle precipitazioni. La mancata programmazione e pianificazione allo sviluppo del comparto agricolo. Oggi, possiamo affermare che non ci sono scusanti come la mancanza di risorse per investimenti. Le risorse del PNRR sono disponibili, bisogna avere le capacità di programmare e progettare seguendo le linee tecniche imposte dalla U. E. e dal Ministero. Le regioni sono demandate a organizzare i progetti, richiedere i finanziamenti e seguirne l’iter al Ministero.