Secondo le ultime previsioni ufficiali a fine 2023 la spesa complessiva Pnrr avrebbe dovuto raggiungere circa 61 miliardi di euro. A luglio eravamo a 27,6 miliardi. Considerando che nei primi 7 mesi dell’anno risultano spesi solo 3,1 miliardi di euro, meno di 500 milioni al mese, di questo passo a fine 2023 il Pnrr raggiungerà circa 30 miliardi di spesa, la metà di quella preventivata un anno fa. La stima è contenuta in uno studio presentato dall’Ance in occasione del convegno in corso a Vicenza “Opere pubbliche per la crescita. La sfida tra nuovo Codice appalti e ritorno del Patto di stabilità”.
– LE COSTRUZIONI IL SETTORE PIÙ VELOCE
Secondo l’organizzazione, circa il 65% dei 24,5 miliardi spesi a fine 2022 è attribuibile a investimenti riconducibili al settore delle costruzioni. Nonostante i ritardi, sostiene l’Ance, i cantieri hanno registrato una velocità più che doppia rispetto alle altre misure del Pnrr.
– REVISIONE PNRR: A RISCHIO 42MILA PICCOLE OPERE
La proposta di revisione del Pnrr prevede di definanziare 15,9 miliardi di investimenti, di cui oltre l’80% (13 miliardi) relativi a investimenti comunali. A rischio, secondo l’Ance, ci sono 42mila interventi diffusi, principalmente di piccole e medie dimensioni, per la messa insicurezza del territorio e l’efficienza energetica degli immobili pubblici.
– DA ANCE SCREENING SU 10.000 CANTIERI APERTI
Su un campione di 51mila gare Pnrr, 34.200 sono quelle aggiudicate per un importo di oltre 33 miliardi e circa 10.000 sono i cantieri aperti, conclusi o per i quali siano avviate le attività preparatorie, per un totale di 16 miliardi di euro. Si tratta, afferma l’Ance, di poco meno di un terzo delle gare aggiudicate e circa la metà dell’investimento previsto.
– TEMPI RIDOTTI DEL 30% MA PENALIZZATA CONCORRENZA
La riduzione dei tempi medi tra la pubblicazione del bando e l’apertura dei cantieri, tra il 2021 e il 2022, si attesta al 30%. In particolare, sostiene l’Ance, nella fascia di opere da 1 a 5 milioni è stata penalizzata la concorrenza.
– RIFORMA PATTO DI STABILITÀ: NON RIPETERE ERRORI DEL PASSATO
Quando il Patto di stabilità è stato sospeso, afferma ancora l’organizzazione dei costruttori, c’è stata la più alta crescita europea dagli anni ’70 ed è migliorato il rapporto debito/Pil in Italia. L’equilibrio dei conti pubblici non deve essere un obiettivo ma uno strumento, conclude l’Ance. (AGI)
MAU