Perché le PMI possano ripartire e pensare ad un percorso di espansione e di crescita, è necessario agire in direzione della capacità d’innovazione, della internazionalizzazione e diversificazione della produzione e del rafforzamento della solidità patrimoniale
di redazione
I buoni risultati che, in base agli ultimi rilevamenti statistici, sono stati fatti registrare dall’exoport delle PMI italiane in seguito all’allentamento delle delle restrizioni anti Covid testimoniano dell’interesse sempre alto nel mondo per i prodotti made in Italy e della volontà mai sopita dalle micro, piccole e medie imprese di impegnarsi nello studio e nel lavoro necessari per affermare i propri prodotti sui mercati esteri.
L’ emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19’ e le misure restrittive che ne sono derivate, hanno colpito duramente il tessuto connettivo dell’economia italiana, costituito in prevalenza dalle realtà imprenditoriali micro, piccole e medie. Le PMI si sono trovate a fronteggiare le ricadute economiche e strutturali della pandemia in un momento in cui la maggior parte delle aziende si trovava in condizioni di grande necessità finanziaria, avendo problemi di liquidità, legati soprattutto alla difficoltà di riscuotere i crediti, anche nei confronti della pubblica amministrazione, e stentando a nei parametri di patrimonializzazione richiesti dalle bance per l’accesso al credito.
Nella periodo del lockdown del 2020, il 60% delle PMI ha subito un allentamento ed il 30% ha dovuto subire addirittura la sospensione totale delle attività. Data l’irrisorietà dei “ristori” governativi, giunti comunque con grave e ingiustificato ritardo, la crisi sanitaria ha portato ad una netta diminuzione del capitale circolante, a tutto discapito della posizione finanziaria.
Ciò non di meno, almeno un quarto delle imprese ha saputo cogliere nel momento di crisi nuove opportunità, promuovendo nuove iniziative di business o riconvertendo i propri impianti per la produzione di prodotti “essenziali”, quali, ad esempio, i DPI (dispositivi di
protezione individuale).
Perché le PMI possano ripartire e pensare ad un percorso di espansione e di crescita, è necessario agire in direzione della capacità d’innovazione, della internazionalizzazione e diversificazione della produzione e del rafforzamento della solidità patrimoniale.
Possiamo oggi sperare, anche grazie ai vaccini, che tra pochi mesi si possa uscire dalla fase acuta della pandemia, ma non tutto tornerà come prima, probabilmente si affermeranno nuovo equilibri, una nuova normalità, nelle abitudini di vita e di consumo (il cosiddetto “new normal”). Ed è per questo che la maggior parte delle aziende si mostra oggi consapevole della necessità, per sopravvivere nel mercato globale, di evolvere le proprie strategie
aziendali, cercando nuovi mercati di sfogo e nuove linee di prodotto, trovando la capacità di adeguare in tempo il proprio il modello operativo alle esigenze del new-normal. Un processo che comporta la formazione di nuove competenze o l’assunzione di nuove figure professionali.
Per una parte consistente, non meno della metà, del mondo delle PMI, la ripresa del business parte dall’internazionalizzazione, cioè dall’ingresso nei mercati esteri di maggiore interesse, opportunamente diversificando le linee di produzione.
Per poter essere resilienti e competitive nel medio-lungo periodo, le imprese hanno bisogno di rafforzare la loro dimensione patrimoniale. È necessario consolidare i debiti per pervenire ad un bilanciamento delle esposizioni verso terzi. Le strategie di patrimonializzazione vanno implementate anche attraverso il ricorso ad operazioni straordinarie. E qui entra in gioco il ruolo essenziale della banca, nella quale l’impresa piccola o media, o anche micro, deve poter vedere un vero partner, non soltanto per la sfera finanziaria ma anche per un supporto operativo e di servizio. Gli interventi dell’Unione europea e dei governi nazionali sul mondo bancario non possono essere utilizzati soltanto per restringere le possibilità di credito per le PMI. Alle banche è oggi affidato un ruolo centrale per la rinascita del tessuto produttivo. La relazione tradizionale tra banche e PMI sotto il profilo finanziario, va estesa anche a servizi di natura più operativa, come la consulenza per lo sviluppo dei nuovi modelli operativi richiesti dall’impiego delle nuove tecnologie, l’utilizzo degli incentivi governativi, l’intermediazione con provider specialistici per l’ampliamento dei canali commerciali, l’accesso ai mercati internazionali.
Agli imprenditori si richiede di trovare il coraggio di rimettersi in discussione, anche ricorrendo a forme di collaborazione con partner terzi, per definire nuovi
standard di mercato. Per uscire vincenti dalla crisi e non essere “accompagnati” all’uscita dal mercato, non si può rimanere fermi ad aspettare, altrimenti il destino è segnato.