“Inoltre – prosegue Giomi – da norma di legge, perché scatti il blocco è sufficiente che si tratti di domini e indirizzi IP ‘prevalentemente’, e non unicamente, destinati alla violazione del copyright, con il rischio di penalizzare quei domini che veicolano contenuti perfettamente leciti, andando quindi a incidere sulla libertà di espressione, di informazione e di iniziativa economica. Ma soprattutto – continua – come si quantifica il concetto di ‘prevalentemente’? E’ proprio su aspetti come questo che Agcom avrebbe potuto beneficiare tramite la consultazione pubblica del contributo degli attori di mercato, basato su esperienze concrete, anziché definirli autonomamente”.
La possibilità di intervento tempestivo contro siti pirata può avvenire in meno di 30 minuti e in modo automatico, mentre quando un sito che trasmette contenuti legali viene bloccato per errore, come accaduto in passato, servono oltre 10 giorni di tempo e una delibera di AgCom perché sia ripristinato on line.
“I fornitori dei servizi di rete e sicurezza informatica come i Vpn, Dns e Isp, che sono chiamati a sostenere costi elevati per l’implementazione del sistema di monitoraggio e blocco, non possono contare su indennizzi o meccanismi di finanziamento, subendo un notevole squilibrio, dal momento che pur non avendo alcun ruolo attivo nelle violazioni del copyright, investono risorse economiche per contrastare gli illeciti a esclusivo vantaggio dei titolari dei diritti” commenta Giomi. “Per tutte queste ragioni e nell’intento di dare un contributo costruttivo – conclude – sarebbe stato fondamentale che la procedura di consultazione pubblica garantisse a tutti i soggetti interessati la reale possibilità di esprimere la propria posizione sui temi di maggiore rilevanza, tra cui il contrasto alle strategie di elusione utilizzate dai siti pirata”. La commissaria Agcom Elisa Giomi durante la seduta di Consiglio di oggi ha espresso posizione contraria alla modifica del regolamento dell’Autorità per la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazioni elettroniche che tratta per la prima volta anche la piattaforma Piracy Shield.
“Le modifiche apportate non risolvono purtroppo alcune delle criticità che mettono in discussione la validità stessa del provvedimento – dichiara in una nota la commissaria al termine della seduta – Ad esempio il fatto che i segnalatori privati, ovvero i detentori dei diritti delle partite di calcio e di altri contenuti audiovisivi, hanno ancora un ruolo sproporzionato nel determinare il blocco di domini e indirizzi IP che trasmettono in violazione del copyright”. Agcom infatti dà seguito in automatico alle segnalazioni che arrivano alla piattaforma senza adeguato accertamento della loro validità. (AGI)