L’Unrwa: “Assaltati i depositi dei viveri, l’ordine pubblico è al collasso”. Nella notte bombardati 450 obiettivi in 24 ore nell’enclave. Hamas riprende a bersagliare lo Stato ebraico. Il Movimento islamico propone di liberare i 230 ostaggi in cambio dei 7mila prigionieri palestinesi. “No”, di Netanyahu: “Siamo in guerra contro il Male”
AGI – Israele avanza nella Striscia di Gaza ed entra nella “seconda fase”, con oltre 450 obiettivi militari di Hamas colpiti in diverse parti dell’area. L’esercito ha annunciato di aver inviato nuove truppe per “espandere l’attività’ di terra” che dura già da due giorni, compresi i combattimenti all’interno dell’enclave palestinese.
“Durante la notte abbiamo ampliato l’ingresso delle forze dell’esercito nella Striscia di Gaza ed esse si uniranno alle forze che già combattono”, ha riferito il portavoce delle forze armate Daniel Hagari. “I combattimenti di terra nel nord della Striscia di Gaza continuano, stiamo avanzando nelle fasi della guerra secondo il piano, l’attività di terra è complessa e comporta rischi anche per le nostre forze”, ha aggiunto.
Una dichiarazione che segna l’inizio dei combattimenti all’interno dell’enclave palestinese, parallelamente all’intensificarsi degli attacchi aerei israeliani che non cessano dal 7 ottobre, quando il gruppo islamico Hamas ha effettuato un attacco a sorpresa che ha provocato 1.400 morti in Israele.
Palestinians are trying to use international SIM cards or access satellite internet to get messages out after Israel severed all communication networks to the besieged Gaza Strip.
Nell’attacco il gruppo islamico ha catturato 230 ostaggi, che rimangono nelle loro mani nella Striscia palestinese. Per ritorsione, Israele ha bombardato da allora continuamente la Striscia, provocando la morte di almeno 8.005 palestinesi, secondo l’ultimo conteggio pubblicato oggi dal Ministero della Sanità di Gaza che parla di almeno 3.342 minori, 2.062 donne e 460 anziani tra le vittime.
Biden chiama Netanyahu
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, nel corso della telefonata con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha ribadito che “Israele ha tutto il diritto e la responsabilità di difendere i propri cittadini dal terrorismo” ma ha sottolineato il “bisogno di farlo in linea con la legge internazionale umanitaria che metta al primo posto la protezione dei civili”. Lo riporta la Casa Bianca. Biden ha discusso anche degli sforzi in corso per garantire il rilascio degli ostaggi e sottolineato la necessita di aumentare il flusso degli aiuti umanitari diretti alla popolazione di Gaza”
Biden chiama Al Sisi
Il presidente Joe Biden ha chiesto al presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi di “facilitare l’assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza”. Lo riporta la Casa Bianca. Nel corso della telefonata, i due leader hanno parlato dell'”importanza di proteggere i civili, rispettare la legge umanitaria internazionale e assicurare che i palestinesi a Gaza non vengano trasferiti in Egitto o in altre nazioni”.
Peggiora la crisi umanitaria
Una crisi umanitaria senza precedenti nella Striscia di Gaza con una situazione che, come ha detto stamane il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, “peggiora di ora in ora”. “Ribadisco il mio appello per un immediato cessate il fuoco umanitario”, “insieme al rilascio incondizionato degli ostaggi e alla consegna di aiuti di livello corrispondente ai drammatici bisogni della popolazione di Gaza, dove una catastrofe umanitaria si sta svolgendo davanti ai nostri occhi”, ha detto Guterres.
Un allarme rinforzato anche dalla drammatica corsa al cibo e ai beni di prima necessità. Secondo quanto ha riportato l’Unrwa, al dramma umanitario si sta accompagnando in queste ore anche il “crollo dell’ordine civile”. Migliaia di persone sono infatti entrate in diversi magazzini e centri di distribuzione dell’agenzia Onu nella Striscia di Gaza centrale e meridionale. “È un segnale preoccupante – ha detto l’Unrwa in una nota – che l’ordine civile stia iniziando a crollare dopo tre settimane di guerra e un rigido assedio a Gaza”.
Le scuse all’esercito
Con un raro dietrofront, il primo ministro Benjamin Netanyahu si è poi scusato per una precedente dichiarazione in cui sembrava addossare la colpa ai servizi di sicurezza e all’esercito per non essere riusciti a prevenire l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.
“Mi sbagliavo. Le cose che ho detto dopo la conferenza stampa non avrebbero dovuto essere dette e me ne scuso”, si legge in un post di X. “Do pieno appoggio a tutti i capi dei servizi di sicurezza. Sostengo il capo di stato maggiore, i comandanti e i soldati dell’Idf che sono in prima linea e combattono per noi, insieme vinceremo”.
fonte: AGI