AGI – Servono 250 mila supplenti per far ripartire la scuola o sarà il caos. L’allarme arriva dai sindacati, ma anche dagli uffici scolastici regionali, che nei giorni scorsi hanno inviato al Ministero dell’Istruzione le loro richieste in termini di risorse per poi gestire l’organico che servirà a riaprire i cancelli.
Per le prime risposte bisognerà attendere lunedì 31 agosto, e – per fortuna – una piccola rassicurazione arriva dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: “Firmato il decreto finalizzato all’assunzione a tempo indeterminato di 80mila docenti. Una buona notizia per i precari e per gli studenti che avranno così garantita la continuità didattica”, scrive su Twitter. “L’istruzione e la ripartenza della scuola – aggiunge – sono priorità del Governo”.
A distanza di meno di due settimane, però, se le risorse non arriveranno in tempo si rischia “seriamente” di dover ridurre l’orario scolastico o di riaprire a giorni alterni, almeno in Lombardia. Parlando soltanto di “organico Covid il budget assegnato alle regioni è di almeno il 15 o 20% in meno delle richieste”, denuncia all’AGI la segretaria nazionale Lena Gissi. Solo nella regione “servivano 220 milioni”, ma ne arriveranno a malapena 205. “Si è lasciato alle singole scuole di gestire gli organici e si procederà con assegnazioni d’ufficio, ma crediamo che dopo i primi 15 giorni si andrà in difficoltà”, prosegue.
Più nello nello specifico: a Milano “per la scuola primaria il 96% delle famiglie ha chiesto il tempo pieno”, che nel “91% dei casi è stato autorizzato”, ma “l’organico è insufficiente e c’è il serio pericolo che non sarà possibile garantire il servizio“, spiega Massimiliano Sambruna, rappresentante milanese dell’organizzazione sindacale. Non va meglio per la scuola dell’infanzia “dove se non arriva un congruo numero di persone si sarà costretti a procedere con l’orario ridotto”.
Nelle richieste inviate dalla responsabile dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, Augusta Celada a viale Trastevere – di cui l’AGI ha potuto vedere i dati – sono i numeri a parlare: le scuole dell’infanzia hanno bisogno di 4250 docenti, 400 per la scuola primaria, 200 per la secondaria primo grado, 750 diplomati di secondo grado e 5800 collaboratori scolastici”, ma “allo stato attuale la copertura è al massimo del 60%” prosegue, sconsolato, Sambruna.
Non va meglio in Piemonte, dove – spiega ancora Gissi -, su 2.800 posti vacanti solo 2 sono le assegnazioni: le altre cattedre rischiano di rimanere senza prof. Attendiamo una risposta dalle ‘call veloci’ ma sappiamo che non sarà risolutiva”.
Ciò per cui si soffre maggiormente è la carenza di personale Ata, che “dovrà garantire la sorveglianza in ingresso e in uscita e l’igienizzazione dei locali”. Un conto semplice, che – se non si pone rimedio alla situazione – potrebbe dare un risultato preoccupante: “Alcuni istituti hanno chiesto fino a 12 persone. In Lombardia ci sono 5800 ‘bidelli’ disponibili su 1181 scuole: la media fa appena 4. Sono chiare le difficoltà a tenere aperto con queste premesse”.
E non si placa la polemica nemmeno sulla possibilità per i docenti di sottoporsi al test sierologico pungidito: anche se i sindacati, abbastanza unitariamente, lo hanno suggerito ai loro iscritti, rimane – almeno stando a quanto dichiarano i medici di famiglia – una buona percentuale di prof che preferisce non farlo, consapevole che l’indagine non dà garanzie sul futuro e non costituisce un patentino di immunità.
Le polemiche contro la categoria, però sono bollate come “pretestuose” dalla Cisl Scuola, che le rispedisce al mittente: alcuni docenti hanno incontrato difficoltà proprio quando si sono rivolti ai medici di base per fare lo screening (come previsto dalle linee guida): “I dottori non hanno ricevuto dal Ministero della Salute le indicazioni e le garanzie necessarie. Hanno ad esempio valutato i costi di smaltimento dei kit e pensato alla necessità di attrezzarsi per trovarsi dei sostituti in caso di contagio” e per questo non si sono resi disponibili. Altro problema sono le “lunghe liste d’attesa in caso di positività al sierologico per fare il tampone”. E’ proprio questo che potrebbe rallentare il ritorno in classe, imminente soprattutto per i gradi dell’infanzia: il 7 settembre.
Il fronte è aperto anche sulle richieste di esonero dall’insegnamento in caso di patologie gravi pregresse, da parte dei cosiddetti “lavoratori fragili”: “Stiamo valutando le ricadute”, fanno sapere dall’Ugl, la cui segretaria nazionale Ornella Cuzzupi, però, precisa: “Il personale scolastico ha sempre dimostrato di essere pronto ad affrontare le difficoltà per portare avanti il proprio compito”, mentre ai piani alti sono evidenti – per la sindacalista – “lacune, confusione e uno scaricabarile di responsabilità che non aiuta nessuno”.
Vedi: Per riaprire le scuole servono 250 mila supplenti
Fonte: cronaca agi