AGI – “Non è un candidato di bandiera”, si lascia scappare Loredana De Petris lasciando la sala Berlinguer, dove stamane si è tenuto il vertice dei leader di centrosinistra allargato ai capigruppo. Il candidato a cui si fa riferimento è il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Un nome che, come dice anche il presidente del M5s, Giuseppe Conte, “ha le caratteristiche giuste”. Ovvero: “Un candidato di alto profilo, un candidato che goda di una larga condivisione, una larga maggioranza e una garanzia che possa rappresentare tutti gli italiani e non espressione di una specifica coloritura politica”.
Nella sala Berlinguer, leader e capigruppo siedono in cerchio. Conte si guarda attorno, alle pareti ridipinte di recente e decorate con la firma ingigantita dello storico segretario del Pci. Osserva che anche la sala del gruppo M5s avrebbe bisogno di una risistemata. Alle 10,30 la riunione inizia, puntuale. Dopo due ore i leader ne escono con un comunicato in mano: vi si legge la convocazione permanente delle delegazioni, l’appuntamento a domani mattina per decidere il comportamento in occasione della prima votazione, ma soprattutto la richiesta di un tavolo fra tutti i partiti per arrivare a una scelta condivisa.
Nel frattempo il dubbio è tra votare scheda bianca o virare su un candidato di bandiera. Che potrebbe essere Andrea Riccardi. Una ipotesi che non convince tutti, anche perché il nome è di quelli che potrebbero essere spendibili ben al di là della necessità di contarsi.
In pieno 1968, mentre le strade della Capitale erano attraversate da cortei, lui riuniva un gruppo di liceali nell’oratorio alla Chiesa Nuova, primo nucleo della Comunità di Sant’Egidio. Una comunità che sotto la sua guida crebbe al punto da diventare un punto di riferimento internazionale del dialogo interreligioso. Al punto che meno di trent’anni dopo, dal 1990 al 1992, la sede di Sant’Egidio a Trastevere fu scelta per portare avanti le trattative per la pace in Mozambico e Andrea Riccardi, con Matteo Zuppi, ricevette la cittadinanza onoraria del Paese africano. Difficile, date le premesse, escluderlo dalla rosa dei nomi che contano.
E, infatti, “si ragiona su Andrea Riccardi come profilo di presidente ideale”, confermano fonti del Nazareno aggiungendo che quello di stamattina fra Conte, Letta e Speranza, “è stato un buon incontro, che si è svolto in un clima positivo, con spirito unitario. Finalmente ci si può confrontare sui nomi. L’identikit è quello indicato ormai da settimane: profilo non di parte, autorevole”.
Questo identikit, comunque, sarà portato ai tavoli di confronto con gli altri partiti. Almeno il confronto è aperto, dopo il lungo stallo provocato dalla presenza in campo di Silvio Berlusconi. I leader del centrosinistra sono concordi nel dire che è stato il passo indietro compiuto dal cavaliere a risultare determinante: “Si è preso atto con soddisfazione del venir meno della candidatura più rappresentativa dell’intero centrodestra”, viene sottolineato nella nota congiunta: “Quanto avvenuto conferma che in questo Parlamento nessuno da solo elegge il Presidente della Repubblica”, ma “servono candidati di alto profilo, largamente condivisi e che siano in grado di rappresentare non una parte ma tutti gli italiani, a maggior ragione in questo particolare e difficile momento per il Paese”.
Su queste basi, “nelle prossime ore promuoveremo i confronti necessari per arrivare a un tavolo con tutti i gruppi parlamentari al fine d’individuare il nome condiviso. Si è deciso che le delegazioni congiunte di M5s, Pd e LeU siano convocate in via permanente”. In una riunione convocata domattina sarà concordato il comportamento per la prima votazione.
Source: agi