AGI – “L’incidente diplomatico di Ankara non ha nulla a che vedere con la mancanza di sedie e tantomeno con il galateo” perché “tanto per cominciare ci sono le ambizioni incrociate delle tre principali istituzioni europee”, scrive su La Stampa Emma Bonino, storica leader radicale. E “per quanto si lavori insieme, la rivalità tra il Consiglio Europeo, la Commissione e il Parlamento è vecchia quanto l’UE” così come “altrettando nota è la competizione personale tra Charles Michel e Ursula von der Leyen, una corsa a primeggiare che era meno evidente in altri tempi, come quando nel 2015 Donald Tusk e Jean-Claude Junker trovarono ad Ankara una sedia per ciascuno”.
Puntualizza Bonino: “Mi sembra evidente che ci sia un vulnus e che certe missioni andrebbero preparate con maggiore attenzione anche ai dettagli per prevenire potenziali insidie”, tuttavia “l’aspetto più importante riguarda i dossier di cui i rappresentanti europei avrebbero dovuto discutere con la controparte, il presidente Recep Tayyip Erdogan, ‘il dittatore'” perché “Basta rileggersi le ultime pagine sulla Turchia del documento finale dell’ultimo vertice dei capi di stato e di governo per aver un’idea della posta in gioco: si cita il contenimento dei migranti finanziato da un fondo ad hoc annuale, che deve essere rinnovato anche dal parlamento europeo, c’è poi la partita dell’update dell’unione doganale vecchia e da sempre imperfetta e c’è infine una parte sulle trivellazioni a Cipro”. Conclude Bonino: “La Turchia fa la Turchia. E siamo comunque davanti ad uno sgarbo politico evidente, di mancato riconoscimento dell’Europa” ma “chi ne esce con le ossa rotte sono le istituzioni europee”.
“Michel venga in parlamento e chieda scusa“. Lo chiede la capogruppo dei socialisti e democratici europei Iratxe Garcia Perez che in un’intervista a La Stampa usa toni aspri con il presidente del Consiglio Ue per la “mancanza di “educazione, buon senso e sensibilità verso l’uguaglianza” nella scena di Ankara dove Erdogan ha confinato su un divano Ursula von der Leyen. Secondo Garcia, Michel con il suo atteggiamento, accettando di sedere accanto al leader turco “ha dato un brutto segnale, sono convinta che il presidente del Consiglio avrebbe dovuto fare cose diverse” perché “fra le varie cose ha tardato molto nel reagire”.
“Le immagini sono circolate per due giorni e solo quando sono arrivate le critiche ha risposto”. Quindi per Garcia non si è trattato di un problema di protocollo: “Non mi convince”, dice, e “se pure ci fosse stato un errore nel protocollo, si sarebbe potuto rispondere in maniera diversa” perché “se ci sono tre leader che si devono incontrare e ci sono due sedie, io non mi siedo. Aspetto che ne mettano un’altra” ed “è un problema di educazione, di buon senso e di poca sensibilità verso il tema della discriminazione. Non sarebbe successo se a incontrarsi fossero stati tre uomini. Le foto di Tusk e Junker seduti con Erdogan nel 2015 lo dimostrano”, conclude la capogruppo dei socialisti e democratici europei, che chiosa: “La lotta per l’uguaglianza non è un problema delle donne, ma della società”.
Source: agi