La doppia partita di Campania e Sardegna tiene banco nei primi capannelli del Pd dopo la pausa natalizia. E non potrebbe essere diversamente visto l’affaire Todde, con la governatrice decaduta dalla carica di consigliera regionale e a rischio per quella di Presidente di Regione. In casa dem si registra un clima di cauta fiducia. E’ vero che problemi organizzativi nell’impostazione della campagna di Alessandra Todde ci sono stati, è il ragionamento, ma ai dem non sembrano tali da portare alla decadenza della governatrice e del Consiglio Regionale. Una considerazione che si basa su due presupposti. Il primo: non c’è stato un superamento del tetto di spesa durante la campagna elettorale. Il secondo: il rendiconto è stato presentato sebbene a presentarlo non sia stato un mandatario, figura che compare in ogni campagna e a cui compete la rendicontazione delle spese attraverso un conto corrente bancario dedicato. A svolgere la funzione del mandatario, durante la corsa di Todde alla Regione, è stato un comitato che, come rileva anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, ha svolto in tutto e per tutto il lavoro del mandatario. “C’è stata questa scelta politica di non individuare un mandatario individuale, ma un comitato collegiale per ricoprire le stesse funzioni, che ha creato il problema principale. Tuttavia”, aggiunge Ceccanti, “il comitato aveva una figura apicale, che si rappresentava come committente responsabile nel materiale elettorale, depositava i movimenti di un conto bancario a lui intestato alla verifica della Corte dei Conti. Svolgeva il ruolo di mandatario anche se non si faceva chiamare così”. Insomma, per Ceccanti, “il comitato collegiale e il suo vertice nella sostanza hanno svolto funzioni analoghe, avendo, essi sì, ricevuto finanziamenti e disposto spese”. Dal Pd, intanto, si conferma il pieno sostegno alla governatrice I dem si sono messi subito a disposizione e, a Roma, sono mobilitati i vertici nazionali. L’altra partita che vede impegnati i dem è quella della Campania, con il ‘rebus’ della candidatura di Vincenzo De Luca. Molto si chiarirà giovedì, al termine del Consiglio dei Ministri. In quella sede, scommette un esponente del Pd, il governo impugnerà la legge elettorale campana che recependo la cosiddetta legge nazionale del 2004, potrebbe azzerare i mandati precedenti e consentire a Vincenzo De Luca di ricandidarsi per ben due volte. Così facendo, l’esecutivo solleverebbe un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. Sul fatto che de Luca possa “ricominciare da tre”, infatti, i dubbi sono molti. Fra i parlamentari del Pd l’impugnazione da parte del governo è data quasi per certa e si ragiona già sulle possibili conseguenze. Le strade per il governatore uscente, viene spiegato da fonti della maggioranza interna, sarebbero a quel punto due: la prima è la rinuncia a candidarsi è l’appoggio al candidato del Partito Democratico, non prima di aver ottenuto un accordo onorevole per la sua definitiva uscita di scena. La seconda è che il Presidente della Campania annunci un ricorso e vada avanti nella sua determinazione a candidarsi, con o senza Pd. Questa ultima ipotesi, tra l’altro, è la più accreditata da chi conosce il temperamento di De Luca e si dice certo che difficilmente la darà vinta ai vertici del partito. Una ‘partita’ interna al Pd che si incrocia con una analoga nel centrodestra dove è la Lega a insistere per una legge nazionale che preveda il terzo mandato che consentirebbe al governatore Luca Zaia di ricandidarsi in Veneto. Da Fratelli d’Italia, tuttavia, arriva la frenata del capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami che si rifà a quanto detto dal presidente Pd, Stefano Bonaccini: “Sul terzo mandato, io non ho simpatia nei confronti di Stefano Bonaccini, però gli va dato atto di aver affermato una cosa assolutamente condivisibile. Lui che è sempre stato a favore del terzo mandato, a differenza del suo partito, dice anche che le leggi vanno rispettate e aggiunge che è necessario favorire un ricambio generazionale. Accogliendo anche il suo invito, credo che su questo tema possa esserci un percorso comune”, conclude Bignami. (AGI)