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Parola d’ordine: “uniformarsi”!

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di Enzo Guarnera

La recente proposta di abolire la prova scritta di italiano alla maturità induce ad una riflessione più ampia. Essa è il sintomo di un processo che dura da anni: l’affermazione di un sistema politico, economico e sociale che non tollera gli esseri pensanti. Servono solo tecnici, che si inseriscano nel processo produzione-consumo senza porre domande. Non serve il pensiero complesso e strutturato, servono alcune competenze che consentano un efficace inserimento nel meccanismo esistente senza metterlo in discussione.
La scuola e l’università sempre meno hanno il compito di formare l’individuo in senso globale. Il grande meccanismo economico- burocratico non tollera il pensiero critico, perché questo non è funzionale al processo di asservimento. La parola d’ordine è “uniformarsi”. Occorre essere ed apparire “normali”, vantarsi di essere “pragmatici”. Bisogna sapere “stare nel mezzo”, in una posizione intermedia tra superiore e inferiore. Non mostrare qualità eccelse: non scarsi, ma modesti. Gli intellettuali sono scomparsi, in qualche modo asserviti al sistema di potere, per ricavare onori e prebende che possano soddisfare il loro narcisismo.
In sintesi, comandano i mediocri, gli “uomini senza qualità”, direbbe Robert Musil. E chiudo citandolo ancora: “Se la stupidità non somigliasse così tanto al progresso, al talento, alla speranza o al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido”!