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Parità fra uomini e donne nel mondo del lavoro in Italia: una sfida ancora aperta

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di Claudia Fresta

Negli ultimi decenni, il tema della parità di genere nel mondo del lavoro ha acquisito una rilevanza crescente, sia a livello nazionale che internazionale. In Italia, nonostante i numerosi sforzi per promuovere una maggiore uguaglianza tra uomini e donne, il divario di genere continua a essere una realtà concreta in molti settori. Sebbene si registrino alcuni progressi, permangono disparità significative in termini di occupazione, retribuzione, opportunità di carriera e conciliazione tra vita professionale e familiare.
Il tasso di occupazione femminile in Italia è uno degli aspetti più problematici. Nel 2023, secondo l’ISTAT, solo circa il 50% delle donne italiane in età lavorativa ha un impiego, contro il 68% degli uomini. Questa differenza occupazionale è tra le più ampie in Europa, sottolineando un divario strutturale radicato nel tessuto sociale ed economico del Paese.
Un altro elemento cruciale della disparità di genere è il gender pay gap. Le donne italiane guadagnano in media il 20% in meno rispetto ai loro colleghi uomini, a parità di mansioni e competenze. Questo divario retributivo è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui la segregazione professionale, la scarsa rappresentanza femminile in ruoli di leadership e le interruzioni di carriera legate a motivi familiari.
Altro aspetto più evidente della disuguaglianza di genere riguarda l’accesso ai ruoli di leadership. In Italia, le donne occupano solo il 28% delle posizioni manageriali, e la loro presenza nei consigli di amministrazione delle principali aziende resta limitata, nonostante l’introduzione di quote di genere con la legge Golfo-Mosca del 2011. Sebbene questa norma abbia contribuito ad aumentare la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa, il fenomeno del “soffitto di cristallo” — le barriere invisibili che limitano l’avanzamento professionale delle donne — persiste.
Le cause di questa sotto-rappresentazione sono molteplici: dagli stereotipi di genere che influenzano le scelte di carriera fin dall’istruzione, alla carenza di modelli di riferimento femminili nei settori ad alta crescita, come la tecnologia e la finanza, fino alla difficoltà di conciliare le esigenze professionali con quelle familiari.
In Italia, la conciliazione tra lavoro e famiglia rappresenta una delle principali sfide per le donne. La carenza di servizi adeguati di assistenza all’infanzia e una cultura che attribuisce ancora gran parte delle responsabilità domestiche alle donne influiscono sulla loro partecipazione attiva al mercato del lavoro. Le donne italiane dedicano in media il triplo del tempo degli uomini alle attività di cura e gestione della casa, il che rende più difficile per loro mantenere una carriera a tempo pieno o aspirare a posizioni di vertice.
Gli strumenti per favorire una migliore conciliazione, come il congedo di paternità, il telelavoro e gli asili nido aziendali, sono ancora poco diffusi e spesso visti come un “beneficio” piuttosto che come una necessità per promuovere l’uguaglianza.
Negli ultimi anni, il governo italiano e l’Unione Europea hanno promosso diverse iniziative per ridurre il divario di genere. Oltre alle politiche per incoraggiare l’occupazione femminile, come agevolazioni fiscali per le donne lavoratrici e incentivi per l’imprenditorialità femminile, sono stati fatti sforzi per migliorare l’accesso ai servizi di assistenza e incentivare la partecipazione maschile alla cura familiare.
Anche il mondo delle imprese ha iniziato a fare la propria parte. Sempre più aziende italiane stanno implementando politiche di diversity e inclusion volte a garantire uguali opportunità per tutti i dipendenti, indipendentemente dal genere. Tuttavia, la strada è ancora lunga: il cambiamento non può limitarsi a misure formali, ma deve essere accompagnato da una trasformazione culturale più profonda.
Un esempio significativo di azienda che si è impegnata attivamente nella promozione della parità di genere è Mooney, leader nei servizi di pagamento e mobilità. Mooney ha implementato una serie di politiche innovative per garantire l’equità tra uomini e donne nel contesto lavorativo. L’azienda ha introdotto programmi di mentoring per le donne, con l’obiettivo di supportarle nella crescita professionale e nella preparazione per ruoli di leadership.
Inoltre, Mooney ha adottato una politica di flessibilità lavorativa, che permette a tutti i dipendenti di bilanciare meglio le esigenze professionali con quelle familiari, promuovendo una cultura aziendale inclusiva. Queste iniziative hanno contribuito a creare un ambiente di lavoro più equo e rispettoso delle esigenze di tutti, senza distinzioni di genere.
Grazie a queste politiche, Mooney rappresenta un modello di riferimento per tutte le aziende italiane che desiderano fare la differenza nel promuovere la parità di genere, dimostrando che il successo aziendale può andare di pari passo con l’inclusione e l’uguaglianza.
La parità di genere nel mondo del lavoro in Italia è una sfida ancora aperta, ma non irrisolvibile. Sebbene vi siano stati progressi, le disparità tra uomini e donne, soprattutto in termini di occupazione, retribuzione e opportunità di carriera, sono ancora significative. È necessario che le istituzioni, le aziende e la società civile lavorino insieme per abbattere le barriere che ostacolano l’uguaglianza e per creare un mercato del lavoro davvero inclusivo.
Esempi come quello di Mooney dimostrano che il cambiamento è possibile: con politiche mirate e una visione strategica, le aziende possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione della parità di genere, contribuendo non solo a migliorare il benessere dei propri dipendenti, ma anche a rendere il contesto lavorativo più innovativo e competitivo.