(AGI) – Un appello affinché si risolvano i conflitti tra la Grecia e la Turchia, che ruotano attorno ai vasti giacimenti di gas e petrolio scoperti una decina di anni fa. A lanciarlo è stato Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus, sottolineando che segue con “preoccupazione le tensioni nella zona del Mediterraneo orientale, insidiata da vari focolai di instabilità“.
“Per favore – ha implorato il Pontefice -, faccio appello al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione”.
Grecia e Turchia hanno accordi marittimi, la prima con l’Egitto, la seconda con la Libia. I due Paesi sono in contrasto sull’interpretazione dei rispettivi confini delle acque territoriali e dunque sul diritto di esplorazione e di utilizzo delle risorse energetiche.
Il 10 agosto scorso, la Grecia ha accusato la Turchia di “minacciare la pace” nel Mediterraneo orientale, a seguito della decisione di Ankara di inviare una nave – la Oruc Reis – per la ricerca di idrocarburi vicino all’isola greca di Kastellorizo, che dista 2 chilometri e mezzo dalle coste turche.
L’Unione europea ha avvertito Ankara che potrebbe affrontare nuove sanzioni, comprese misure economiche dure, a meno che non si compiano progressi nella riduzione delle tensioni. Mercoledì scorso la Turchia si è detta disponibile a colloqui con la Grecia senza precondizioni, anche se ieri ha annunciato nuove manovre di addestramento militare per altre due settimane.
“Per favore, faccio appello al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione”
Papa Francesco
L’invito del Papa è quindi di continuare nel dialogo e di rispettare la legalità internazionale. Sempre dopo l’Angelus, Francesco, ricordando che il 1* settembre ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del Creato, ha rivolto un pensiero alle Mauritius, dove “purtroppo si è verificato recentemente un disastro ambientale”.
Prima della recita della preghiera mariana, il Papa ha invitato a non ridurre “a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale” il crocifisso alla parete di casa o quello che portiamo al collo. La croce, ha detto, “sia segno del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i piu’ piccoli e fragili”.
La croce, ha precisato, è “segno santo dell’Amore di Dio e del Sacrificio di Gesu'”. La croce è “scomoda”, ma fuggire da essa è uno “scandalo” ha sottolineato Francesco e questo capita a tutti noi (anche a Pietro e ai discepoli) perché “è proprio del diavolo allontanarci dalla croce, dalla croce di Gesù”.
“Succede a tutti noi! Nei momenti di devozione, di fervore, di buona volontà, di vicinanza al prossimo – ha detto -, guardiamo Gesù e andiamo avanti; ma nei momenti in cui viene incontro la croce, fuggiamo. Il diavolo, Satana – come dice Gesù a Pietro – ci tenta“. La frase che Gesù rivolge a tutti (“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”) è “la via del vero discepolo”.
Sono due atteggiamenti: il primo è “rinunciare a sé stessi”, che non significa “un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di mentalità e di valori”. L’altro atteggiamento “è quello di prendere la propria croce. Non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica e di sofferenza che la lotta contro il male comporta“.
“La vita dei cristiani è sempre una lotta – ha rimarcato Bergoglio -. La Bibbia dice che la vita del credente è una milizia: lottare contro il cattivo spirito, lottare contro il Male. Così l’impegno di ‘prendere la croce’ diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo“.
Vedi: Papa Francesco: "Basta tensioni nel Mediterraneo orientale"
Fonte: cronaca agi