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Pamela: la mamma scrive all’assassino “Voglio incontrarti”

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“Spero che da questo incontro possa emergere un barlume di umanità e di verità che possa portare ad una profonda riflessione – continua -. Sono consapevole che questo percorso è difficile e doloroso ma credo fermamente in questo incontro. Non cerco vendetta ma verità, giustizia e pace. Non sarà facile né per me né per te ma non aver paura. Il mio fuoco interiore ora vuole costruire, non distruggere. Per me un passo fondamentale nel mio percorso di crescita e guarigione nella ricerca di una pace interiore. Se è vero il tuo pentimento, approfitta della giustizia riparativa per richiedere un incontro con me. Puoi farlo”. Innocent Oseghale è ad oggi l’unico responsabile dell’omicidio di Pamela Mastropietro, avvenuto a Macerata il 30 gennaio 2018. Il giorno dopo, il corpo della giovane, che all’epoca aveva 18 anni, fu rinvenuto tagliato a pezzi nascosti all’interno di due trolley abbandonati in un terreno agricolo a pochi chilometri dalla città. “Voglio guardarti negli occhi e chiederti la verità. Voglio provare a cercare di capire perché e come sei arrivato a compiere un atto così terribile! Se fosse successo a tua figlia cosa avresti fatto?”. È uno stralcio della lettera che Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropiero, ha indirizzato al suo assassino nel giorno del 25esmo compleanno della figlia. La donna si rivolge a Innocent Oseghale, che sta scontando la pena dell’ergastolo: “Ti scrivo con il cuore trafitto ma pieno di speranza. La perdita di mia figlia, causata da te/voi, ha lasciato una ferita enorme e incolmabile nella mia vita. Le parole non possono descrivere il dolore e l’angoscia che provo ripensando a quello che ha subito Pamela da parte vostra”. Un messaggio che è anche una proposta: “Sento che è arrivato il momento di affrontare questo dolore in modo costruttivo. Accetta questo regalo che, oggi, dal cielo ci donano – scrive la mamma di Pamela -. È una grande occasione, un’opportunità per entrambi. Per me un passo fondamentale nel mio percorso di crescita e guarigione nella ricerca di una pace interiore. Per te un modo per redimerti e capire l’enormità del dolore che hai causato e lavorare per cambiare, per fare qualcosa di buono nonostante tutto. Per questo motivo chiedo pubblicamente di incontrarti in carcere, luogo protetto”. (AGI)