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Ottant'anni fa nasceva Bernando Bertolucci

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AGI – Ciò che faceva ritenere ad Attilio Bertolucci la forma di espressione del cinema “pari alla poesia, alla letteratura, alla pittura, era l’emozione di vedere un’arte che si inventava il proprio linguaggio, proprio nel momento creativo del linguaggio”. “A me – confessava il figlio Bernardo – succedeva la stessa cosa”.

Il grande regista, premio Oscar per ‘L’ultimo imperatore’, uno dei maggiori cineasti italiani e mondiali, in occasione della laurea honoris causa ricevuta dall’Università di Parma nel 2014 tenne una lezione il cui testo viene pubblicato per la prima volta oggi, in occasione dell’anniversario degli 80 anni dalla nascita, da La nave di Teseo nel volumetto ‘Il mistero del cinema’ (collana le Onde, pp. 112, 8 euro).

Bernardo Bertolucci ricostruisce la sua autobiografia artistica, tra cinema e memorie private. Pagine ritrovate dalla moglie Clare Peploe e da Michele Guerra, in cui il regista premio Oscar, autore di capolavori acclamati in tutto il mondo, fa luce su se stesso, sulla propria personalità, sulla propria arte.

A partire dall’infanzia in un’Emilia di provincia che non sarà mai dimenticata, educato alla bellezza e alla poesia dal padre poeta Attilio. Un rapporto particolare col padre poeta (“Ho spesso parlato della mia infanzia come di un paradiso e ho detto che si è protratta in modo quasi innaturale, così che potrei quasi dire che è finita solo quando mio padre è morto: mi sono ritrovato all’improvviso a sessant’anni come se non fossi mai stato adolescente e adulto”, scrive).

Poi l’incontro da predestinato con la macchina da presa: i primi esperimenti da ragazzo, la vicinanza con Pasolini e Moravia, la scoperta di Godard e della Nouvelle Vague francese, l’amore per Jean Renoir (che incontrò a Los Angeles, 80enne, nel 1974 e gli diede il seguente consiglio: “Ricordati, bisogna sempre lasciare una porta aperta sul set. Non si sa mai: qualcuno potrebbe entrare, inatteso, è la realtà che ti sta facendo un regalo!”).

E ancora i ricordi intimi di famiglia, nelle valli sperdute di Casarola, i luoghi vicini da cui partire per esplorazioni esotiche, la fatica di emergere convincendo i produttori, l’orgoglio di essere invitato e premiato dai festival più importanti: al centro, come uno specchio attraverso cui guardare il mondo, la seduzione e il mistero del suo cinema.

E proprio il tema del mistero, che ritorna anche nel titolo del testo inedito, è il motore dietro al cinema di Bernardo Bertolucci: “Dopo tanti anni, dopo tanti film, tutto mi sembra ancora molto misterioso. La nascita di un film, la prima idea, il linguaggio della tua macchina da presa, lo stile, l’alchimia tra i luoghi, gli attori, le luci. Eppure il film che ho davanti rimane ancora un mistero”, racconto’ in quella lectio magistralis.

Il, 16 marzo, Bernardo Bertolucci avrebbe compiuto 80 anni. Figlio del poeta Attilio, nato a Parma nel 1941, si trasferisce a Roma con la famiglia quando ha 11 anni.

Si iscrive alla facoltà di Lettere alla Sapienza di Roma, ma non termina l’università per iniziare l’attività cinematografica come aiuto regista di Pasolini in Accattone (“La mia università è stata soprattutto ascoltare, la sera, cosa si dicevano al ristorante Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante e Adriana Asti. ‘Ma non vai all’Università?’, mi chiedeva mio padre. ‘Sì, ci vado tutte le sere, ma mi laureero’ da vecchio!'”, racconta nel testo inedito).

Nel 1962 gira il suo primo lungometraggio, ‘La commare secca’, su soggetto e sceneggiatura dello stesso Pasolini. Nel 1964 presenta al Festival di Cannes ‘Prima della rivoluzionè, che riscuote un grande successo in Francia e lo afferma come il seguace italiano della Nouvelle Vague. Nel 1967 firma il documentario ‘La via del petrolio’.

Nel 1968 esce ‘Partner’, seguito da ‘Strategia del ragno’ (1970), ‘Il conformista’ (1970, dall’omonimo romanzo di Moravia) e ‘Ultimo tango a Parigi'(1972), che gli varrà un lungo processo per ‘offesa al comune senso del pudore’.

È la consacrazione mondiale di una carriera che proseguirà con grandi successi di critica e pubblico, come ‘Novecento’ (1976), ‘La luna’ (1979), ‘La tragedia di un uomo ridicolo’ (1981), ‘L’ultimo Imperatore’ (1987, vincitore di 9 premi Oscar e 4 Golden Globe), ‘Il tè nel deserto’ (1990), ‘Piccolo Buddha’ (1993), ‘Io ballo da sola’ (1996), ‘L’assedio’ (1998), ‘The Dreamers – I sognatorì (2003), ‘Io e te’ (2012).

Nel 1997 ha ricevuto il Pardo d’onore al Festival di Locarno, nel 2007 il Leone d’oro speciale alla Mostra del Cinema di Venezia, nel 2011 la Palma d’oro alla carriera al Festival di Cannes e nel 2011 il Premio EFA alla carriera. 

Source: agi


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