La popolazione da una parte, la politica dall’altra, al centro gli orsi difesi in ogni sede, dalle associazioni animaliste agli ambientalisti fino al Consiglio di Stato.
In Trentino il rapporto uomo-orso non è più solo difficile ma è diventato molto problematico e nell’ultimo anno e mezzo è diventato anche politico, dopo l’attacco mortale ad Andrea Papi. L’uccisione avvenuta nella notte dell’esemplare ‘M91’ da parte delle guardie forestali che hanno ottemperato all’ordinanza del governatore Maurizio Fugatti, è la terza in meno di un anno tra i boschi trentini dopo ‘M90’ a febbraio e ‘Kj1’ a luglio.
‘Kj1’, esemplare femmina, è stata ritenuta responsabile dell’episodio più grave, quello del 5 aprile 2023, ovvero la morte di Papi. Quella del 26enne di Caldes verrà ricordata la prima morte in Italia causata da un orso in più di un secolo. La tragedia si era consumata nei boschi di Caldes in Val di Sole. Seguirono accese polemiche e denunce.
La presenza degli orsi in Trentino è diventata da curioso richiamo per turisti un problema sociale, un motivo di un forte e confuso dibattito sfociato in querele, ordinanze di cattura e abbattimenti annullate ma anche attuate, ma anche minacce di morte nei confronti di Fugatti. Ci sono state marce, sit-in, contro la rimozione degli orsi, la Provincia Autonoma di Trento nell’ultimo anno e mezzo ha dato un’accelerata alla campagna informativa e iniziato a cambiare i cassonetti sostituendoli con quelli anti-orso.
Era il 1996 quando sulle montagne del Brenta iniziò il progetto ‘Life Ursus’ finalizzato alla tutela della popolazione di orso bruno. La fase operativa del progetto iniziò nel 1999 con la liberazione dei primi due esemplari: Masun e Kirka.
Tra il 2000 e il 2002 vennero liberati altri otto plantigradi per un totale di dieci esemplari complessivi. In quest’ultimo gruppo c’erano anche Joze e Jurka, catturati in Slovenia e considerati tra i pionieri del progetto di reintroduzione sulla catena alpina. Jurka era la madre di JJ1 ‘Bruno’, ucciso in Baviera nel 2004 e adesso esposto al museo ‘Mensch und Natur’ all’interno del Castello di Nymphenburg a Monaco di Baviera.
La comunità di plantigradi in Trentino è attualmente di circa un centinaio di esemplari, una quarantina in più rispetto al 2017. Negli ultimi anni, gli orsi del Trentino tante volte sono saliti agli onori delle cronache per le loro incursioni soprattutto notturne anche nei centri abitati, per aver ferito escursionisti. Mai però c’erano state vittime.
Tra attacchi ma anche catture, fughe rocambolesche, visite notturne nei centri abitati, danneggiamenti ad arnie e pecore sbranate, i plantigradi sono stati molto attivi. Grande protagonista era stato l’orso ‘M49’ che l’allora ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, aveva ribattezzato ‘Papillon’. Tra il 2019 e il 2020 era considerato l’orso più ricercato d’Europa tanto da essere stato l’argomento più seguito dagli italiani nell’estate 2019, l’ultima senza il coronavirus. ‘M49’ venne catturato la sera del 14 luglio del 2019 ma la notte successiva fuggì dal recinto del centro faunistico del Casteller alla periferia di Trento. Dopo una latitanza di 289 giorni che lo vide emigrare anche nel vicino Alto Adige (nella zona del Butterloch ad Aldino terrorizzò un giornalista bolzanino), il problematico plantigrado venne catturato il 29 aprile 2020. Restò ‘tranquillo’ al Casteller fino al 27 luglio, giorno della seconda rocambolesca evasione. Il successivo 7 settembre la terza cattura nella zona del Vanoi.
Scorrendo l’ormai lungo elenco degli attacchi all’essere umano, il primo risale alla mattina del 14 agosto 2014 quando Daniele Maturi, un fungaiolo di 38 anni tra i boschi di Pinzolo in Valrendena venne ferito alla schiena e a una gamba da ‘Daniza’. L’orsa morì meno di un mese dopo a seguito dell’anestesia eseguita durante la cattura. Il 30 maggio 2015 tra i boschi di Zambana a Fai della Paganella, l’orsa ‘Kj2’ ferì alle gambe Marco Zadra, un quarantenne che stava correndo per allenarsi. Qualche giorno dopo nei pressi di Cadine, Wladimir Molinari, 45 anni, podista, durante una passeggiata con il cane si ritrovò a tu per tu con la stessa orsa riportando varie lesioni.
La lista prosegue con l’attacco del 22 luglio 2017. Il 70enne idraulico di Cadine, Angelo Metlicovec, durante una passeggiata con il suo cane tra Terlago e i laghi di Lamar, venne attaccato da ‘Kj2 che lo ferì a un braccio e a entrambe le gambe. L’allora governatore di centrosinistra, Ugo Rossi, firmò l’ordinanza di abbattimento che venne eseguita il successivo 13 agosto.
A fine maggio del 2020 un bambino di 12 anni, Alessandro, durante una passeggiata con la famiglia sulle Dolomiti del Brenta, a una quota di circa duemila metri si è trovato faccia a faccia con un orso ma è stato bravo ad allontanarsi senza effettuare movimenti bruschi. Il 22 giugno 2020 l’orsa ‘Jj4’ (Gaia), figlia di Joze e Jurka, sul Monte Peller in Val di Non aveva ferito alle gambe due persone, padre e figlio. L’ordinanza di abbattimento del governatore trentino Maurizio Fugatti venne sospesa da un provvedimento del Tar. La sera del 22 agosto 2020 il carabiniere Diego Balasso di 24 anni è stato aggredito ad Andalo dall’orso ‘M47’ poi catturato e trasferito in Ungheria. Il militare, che si trovava libero dal servizio assieme a un’amica, è stato ferito alla schiena. Il 5 marzo 2023 a Rabbi nell’omonima vallata trentina, Alessandro Cicolini, 39 anni fratello del sindaco, a circa 1.800 metri mentre stava compiendo una passeggiata con il suo cane, è stato ferito alla testa e al braccio dall’orso ‘Mj5’, nato nel 2005 figlio di Maja e Joze, due orsi sloveni portati in Trentino per avviare l progetto ‘Life Ursus’.
Il 16 giugno di quest’anno un orso adulto è stato avvistato e filmato in pieno centro a Malè sempre in Val di Sole. Un mese dopo un turista francese di 43 anni in località Naroncolo, nel comune di Dro nel Trentino occidentale, da sempre più abitato dai plantigradi, è stato aggredito da un orso bruno riportando ferite alle braccia e alle gambe. Oggi, il terzo orso ucciso negli ultimi dieci mesi. (AGI)