Nel Medioevo se da un lato continuarono a usarsi gli orologi solari, collocati in genere all’esterno delle chiese, dall’altro vennero realizzate, sempre presso i maggiori edifici religiosi, anche delle meridiane
di Ignazio Burgio
Sin dalla preistoria l’uomo ha preso come riferimento soprattutto il sole per regolarsi con l’avvicendamento delle stagioni ed il trascorrere delle ore diurne. Le antiche civiltà della Mesopotamia e dell’Egitto costruirono meridiane e orologi solari che fecero poi conoscere ai Greci. Da questi li acquisirono poi i Romani, i quali al pari dei greci preferirono gli orologi solari rispetto alle meridiane. Nel 290 a. C. venne installato nel tempio di Quirino a Roma un orologio solare preso ai Sanniti, mentre meno di trent’anni dopo venne posto nel Foro sempre dell’Urbe un altro orologio solare trasportato dalla città greca di Catana (Catania).
A differenza della meridiana che tramite un raggio di luce solare segna principalmente il mezzogiorno vero (il momento in cui il sole – apparentemente – transita sopra il meridiano del luogo dove si trova la meridiana), un orologio solare è costituito sostanzialmente da un supporto, piccolo come un bastoncino di legno, o monumentale come un obelisco, la cui ombra spostandosi su di un quadrante indica il passaggio delle ore. Mentre le meridiane per lo più sono fisse ed orizzontali, generalmente sul pavimento, gli orologi solari possono anche trovarsi in posizione verticale, e in età antica ve n’erano anche di modelli “portatili” usati durante i viaggi (“horologia viatoria pensilia”).
Nel Medioevo se da un lato continuarono a usarsi gli orologi solari, collocati in genere all’esterno delle chiese, dall’altro vennero realizzate, sempre presso i maggiori edifici religiosi, anche delle meridiane. Poco dopo l’anno 1000 un certo Strozzo Strozzi ne costruì una nel Battistero di S. Giovanni a Firenze. Sempre nella medesima città nel 1467 Paolo Dal Pozzo Toscanelli aprì un foro – che viene chiamato “gnomonico” – a 86 metri dal suolo nella cupola dell’adiacente cattedrale di Santa Maria del Fiore, per permettere l’ingresso di un raggio di sole a mezzodì. Esso segnalava anche il solstizio d’estate che a quell’epoca – come attestato anche da una iscrizione in latino realizzata successivamente nel 1510 – cadeva non intorno al 22 giugno come oggi, bensì il 12 dello stesso mese.
Per un piccolissimo errore nel calcolo dei giorni bisestili, poi accumulatosi nel corso dei secoli, il calendario “giuliano” – varato da Giulio Cesare in epoca romana – in vigore fino ad allora, era infatti in ritardo di dieci giorni. Proprio per dimostrare questa asincronia nel 1575 il matematico e astronomo domenicano Egnazio Danti realizzò nella chiesa fiorentina di S. Maria Novella una meridiana, la quale evidenziò al di là di ogni dubbio la necessità di una riforma del calendario. Il medesimo padre domenicano prese parte alla commissione voluta da papa Gregorio XIII per tale lavoro di correzione, ed il nuovo calendario, quello in vigore ancora oggi e detto “gregoriano”, subentrò a quello giuliano nell’ottobre del 1582, allorché si passò direttamente dal giorno 4 al giorno 15. Egnazio Danti comunque si era già trasferito alcuni anni prima da Firenze a Bologna, e in questa città costruì un’altra meridiana nella cattedrale di San Petronio, in cui il raggio solare entrava da un foro gnomonico alto 27 metri. Nel secolo successivo venne tuttavia corretta dal famoso astronomo Giovanni Cassini e dal matematico Domenico Guglielmini che nel 1695 realizzarono un nuovo foro gnomonico all’altezza di 32 metri.
Nel 1703 anche Roma si dotò di una meridiana nella chiesa di S. Maria degli Angeli, ed ottantatré anni più tardi, nel 1786, ne venne costruita una anche nel Duomo di Milano.
Il XIX sec. vide la realizzazione di meridiane nelle chiese di molte altre città italiane, poiché a motivo dello sviluppo degli affari si sentiva sempre più la necessità di rendere precisi – con il mezzodì indicato appunto dalle meridiane – gli orologi meccanici delle chiese, che consentivano poi a chiunque di regolare i propri orologi. Per di più mentre in molte nazioni europee il computo delle ore durante il giorno partiva da mezzogiorno per concludersi al mezzogiorno successivo, in quasi tutta l’Italia le ore partivano mezz’ora dopo il tramonto, un momento della giornata, al pari dell’alba, variabile nel corso dell’anno, col risultato di uno sfasamento, a volte eccessivo, tra gli orologi e il corso del sole.
Uno dei fautori dell’adeguamento dell’orario al sistema europeo fu l’astronomo Giuseppe Piazzi, scopritore del primo asteroide, Cerere, che nel 1801 costruì una lunga meridiana nella cattedrale di Palermo, artisticamente decorata con i dodici segni zodiacali a colori. Quarant’anni più tardi, nel 1841, nella chiesa benedettina di San Nicolò La Rena a Catania venne realizzata, da parte degli astronomi Wolfgang Sartorius von Waltershausen e Christian Friedrich Peters, una meridiana lunga più di 43 metri. Unico esempio tra tutte le meridiane, nella sua lunga striscia marmorea sono indicati non solo i segni zodiacali, ma anche i 365 giorni dell’anno, e sono presenti anche numerose altre indicazioni geo-astronomiche come latitudine, longitudine, altezza sul livello del mare, e quant’altro.
Ai nostri giorni in tutte le meridiane – non solo italiane, ma anche straniere – il raggio solare indica il mezzodì in anticipo o in ritardo rispetto ai nostri precisissimi orologi, all’infuori di un paio di giorni all’anno in cui si ha una coincidenza precisa. Questo dipende – a parte l’ovvio motivo dell’ora legale in estate – dal fatto che gli orologi seguono un sistema orario standard, che in primo luogo non tiene conto del fatto che le chiese con le meridiane si trovano su longitudini differenti (a Palermo e a Milano ad es. il sole raggiunge il punto più alto in cielo alcuni minuti dopo che a Catania, ma gli orologi in tutta Italia segnano le dodici nel medesimo istante). Inoltre gli orologi non considerano le variazioni stagionali nella lunghezza delle giornate legate alle leggi astronomiche di Keplero.
Proprio a motivo del perfezionamento tecnologico degli orologi, dopo l’Ottocento la necessità di realizzare meridiane inizia a venir meno, salvo che per motivi artistici o decorativi. E in questo si distingue a partire dagli anni novanta del secolo scorso la straordinaria attività creativa del bolognese Giovanni Paltrinieri, “gnomonista” (cioè esperto nella scienza gnomonica), che fino ad oggi ha realizzato da un capo all’altro dell’Italia più di cinquanta orologi solari e meridiane, sia per luoghi pubblici che privati (persino nell’isola di Ustica). Le sue creazioni uniscono alla perfezione tecnica anche l’originalità artistica, e sono anch’esse il segno dei nostri tempi che tendono a recuperare le tradizioni simboliche del passato quasi a compensare il frenetico progresso tecnologico.