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Olimpiadi, non solo un fiume di polemiche

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Le Olimpiadi, manifestazione sportiva per eccellenza, centro del Mondo per due settimane, un fiume in piena che è riuscito apparentemente a sommergere guerre e questioni internazionali sotto il simbolo della fratellanza dei suoi cinque cerchi, uno per continente. 26 luglio 2024, i Giochi hanno inizio.
La cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici è da sempre uno spettacolo di promozione del Paese Ospitante. La Francia, nella sua Parigi, ha azzardato una formula originale ed unica presentando la manifestazione per la prima volta fuori da uno stadio. Immersi nella città, nel fiume della sua Senna, il cerimoniale olimpico attraverso lo scorrere delle barche e delle esibizioni ha catalizzato l’attenzione di tutto il Mondo. Tra spettacoli di luci e musica, si è restati incantati per pochi minuti solo dalla magnifica performance di Céline Dion. Una cerimonia audace, a tratti diremmo di rivoluzionaria impronta francese. E se si osa, basta poco per sbagliare e così è stato.
È stata una cena, forse l’ultima di memoria cristiana, ad essere la protagonista del cerimoniale olimpico. Un’emulazione immaginata per allargare orizzonti, per aprire ponti, e invece diventata un’esibizione discussa che ha surclassato l’attenzione mediatica. Il Comitato Organizzatore è riuscito nell’effetto opposto. Non ha lanciato un messaggio di unione nelle diversità ma ha rimarcato le differenze e le distanze evidenziando gli eccessi di una cena “esclusiva”. E lì, dove è stata attraversa la linea del politically correct, siamo tutti caduti nel “gioco” mediatico, purtroppo non sportivo, della polemica. Lo sport è sfilato via ai margini della Senna, come i suoi atleti e campioni teodofori dei cinque Continenti.
A distanza di giorni, invece di goderci le prestazioni sportive dei nostri atleti italiani, anche noi abbiamo scelto di cadere in un fiume di nuove polemiche. Protagoniste, entrambe al femminile, un’italiana e un’algerina. Non ci deve interessare il dibattito sessista attorno ad una gara di pugilato. Solo averlo affrontato ha discriminato. Il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e l’International Boxing Association (IBA) hanno spostato l’incontro su un altro ring, inferiore per onore a quello della nostra fragile Alice e di una oreggiante Imane. Hanno preso a pugni lo sport fino all’ultimo istante della competizione. CIO e IBA con i loro guantoni sporchi hanno trascinato nello scontro la politica, che a sua volta si è tuffata nel caso delle due atlete solo per rivendicare posizioni ed orientamenti ideologici discutendo di pari opportunità. Niente di così lontano dallo spirito olimpico.
Se il simbolo di questa Olimpiade è stata la Senna, simbolo ed immagine di una Francia che voleva raccontare una rivoluzione francese a suon di messaggi innovativi; il fiume è l’esempio del suo fallimento, “inquinato” non solo dalle sue polemiche. Non ci tuffiamo nelle considerazioni sulla pessima gestione organizzativa dell’ospitalità riservata agli atleti nei villaggi olimpici, tra disservizi e caldo senza adeguate strutture ricettive e chiediamo solo…
Cara Francia, caro Comitato Olimpico, strappando le parole sanremiane alla canzone dei Jalisse:
…Mi aspetto mille scuse
Come sempre da te
Sei un fiume di parole
Dove anneghi anche me…
Due settimane di gare in ben 329 discipline, con atleti da tutto il mondo che nonostante le correnti delle sue polemiche, sono rimasti legati da una sola magia, chiamata Olimpiadi. E allora un plauso maggiore va ad ogni Oro, Argento e Bronzo conquistato, ma soprattutto ad ogni atleta che ha partecipato. Ad ognuno va la nostra ammirazione per l’intrattenimento che ci hanno regalato. Perché quando il fiume delle polemiche è arrivato, è finito sommerso dalla marea di emozioni lasciate dalle sue gare. Tra sorprese e delusioni, tra sorrisi e lacrime, per ogni vittoria o sconfitta che sia, chiudiamo con la bellezza di una schiacciata color Oro di Paola Egonu. Simbolo di un’Italia libera dalle catene delle differenze perché sotto il cielo delle Olimpiadi siamo tutti Azzurri.
Con una “missione impossibile” per Los Angeles 2028, che i prossimi Giochi Olimpici sorvolino l’acqua inquinata delle polemiche, delle inefficienze ma soprattutto delle discriminazioni.
Perché sono solo Giochi!

Dott. Cracò Pietro