Una testa di leone in marmo prezioso, perfetta, intatta, splendida: è lo sbocco di una sima in marmo, ovvero l’estremità superiore del tetto di un tempio ancora non identificato o mai conosciuto, ed è stata rinvenuta a Selinunte durante le ricerche archeologiche condotte dall’Università di Bochum sul traffico navale del porto orientale. All’archeologo Jon Albers si doveva già la scoperta del complesso delle fornaci lungo il greto dell’antico fiume che bagnava Selinunte: e proprio in uno di questi spazi – probabilmente un antico magazzino sulla strada che conduceva all’antico porto – la missione tedesca ha scoperto questo componente che solitamente coronava la trabeazione. “Abbiamo trovato un blocco grande in marmo, forse Da Paros in Grecia, che costituisce un tratto superiore del tempio. Una prima indicazione ci dice che a sima – spiega all’AGI Albers – a un altro tempio, al quale hanno lavorato specialisti giunti da Paros. Il marmo arrivò prelavorato, e venne finito qui a Selinunte per un tempio che noi ancora non conosciamo”. Un’altra ipotesi “con un 50% di probabilità”., ha aggiunto Albers, indica un’appartenenza della sima al Tempio E, del quale “non conosciamo la sima originale”. Le indicazioni in mano agli archeologi non indicano, però una corrispondenza “perfetta” con il Tempio E. “Forse appartreneva al tempio E – sottolinea Albers – oppure a un tempio che ancora non conosciamo”.
La sima aveva la doppia funzione di abbellire il tempio e di raccogliere l’acqua piovana che poi veniva fatta defluire da beccucci a forma di testa di leone. Nel VI secolo a.C. queste decorazioni erano realizzate in terracotta, ma già nel secolo successivo le prime sime furono realizzate in pietra. Se ne conoscono già alcune, molto grandi (circa 70 cm d’altezza) provenienti dal Tempio di Eracle ad Agrigento e dal Tempio della Vittoria a Himera, realizzate in calcare locale di alta qualità. Anche questo nuovo reperto di Selinunte è imponente, circa 62 cm (pesa oltre 250 chili), ed è chiaramente più grande di altri esempi della regione. Ma è in marmo, materiale estremamente raro e prezioso al tempi, che veniva importato dalle isole greche, forse da Paros.
Finora sono conosciuti soltanto nove templi del V secolo con una sima in marmo greco in tutta l’Italia meridionale e la Sicilia, scoperti principalmente nel XIX e all’inizio del XX secolo. La sima appena rinvenuta a Selinunte, ed estremamente ben conservata, è un manufatto che non è stato completato: sebbene il blocco sia conservato molto meglio rispetto ad altri simili, e anche la testa di leone sia in condizioni migliori, il caratteristico beccuccio per l’acqua non era ancora stato incorporato. Manca anche la criniera posteriore del leone (che potrebbe essere stata applicata con un materiale diverso, viste le tracce residue sul marmo), e anche la decorazione nella parte superiore della lastra non è stata terminata. Proprio per queste condizioni, la sima non solo fa ipotizzare l’esistenza di un tetto in marmo finora sconosciuto in Sicilia, ma permette anche di comprendere meglio i processi di produzione di questi elementi architettonici. E poiché è stata ritrovata nella zona portuale e negli immediati dintorni del quartiere delle fornaci dell’antica Selinus, permette di avanzare ipotesi sia sui contatti commerciali della città che sulle capacità tecniche degli abitanti.
Da sabato prossimo la sima appena scoperta sarà esposta all’antiquarium del Baglio Florio nel Parco archeologico di Selinunte. Alle 16 si terrà la presentazione del reperto – presenti Ortwin Dally, direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, l’archeologo Albers e il direttore del Parco di Selinunte, Felice Crescente. Il Baglio Florio sarà visitabile anche domenica mattina, approfittando dell’ultima alba teatrale. Nei prossimi mesi sarà avviato il restauro – a cantiere aperto – a cui collaboreranno esperti tedeschi e italiani.(AGI)