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Nucleare: 60 anni fa la prima centrale per uso civile

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Sono 471 i reattori attivi nel mondo, 71 sono in costruzione (oltre la metà tra Cina e Russia). Ma le prospettive dell’atomo sono incerte

di Paolo Virtuani

L’energia nucleare per uso civile compie 60 anni. Il primo collegamento alla rete di una centrale atomica per uso (anche) civile data infatti all’inizio dell’estate del 1954. Il primato appartiene alla centrale sovietica di Obninsk, ora in Russia, a un centinaio di chilometri a sud-ovest di Mosca, disattivata nel 2002. «Si trattava di una centrale cosiddetta sovramoderata, del tipo di Chernobyl a neutroni moderati da grafite e acqua», spiega Riccardo Bevilacqua, ricercatore italiano a Lund (Svezia) presso la sede dell’European Spallation Source (Ess), la più potente sorgente al mondo di neutroni, alla quale l’Italia partecipa con poco meno del 10% di finanziamenti.

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Tipo Chernobyl

«La centrale di Obninsk in realtà venne costruita per motivi militari: per realizzare plutonio per le testate nucleari», prosegue Bevilacqua. «Era un tipo di centrale che non aveva bisogno di un forte arricchimento di uranio-235 e aveva quindi costi minori. Il problema di questo tipo di impianti è che se perdono l’acqua di raffreddamento entrano in stato supercritico, come avvenne nell’incidente di Chernobyl. Però per la centrale di Obninsk non sono noti incidenti significativi».

Usa

Gli Stati Uniti rivendicano il primato per la prima produzione di energia elettrica atomica per uso civile, ma secondo gli storici e gli studiosi della materia non si può assegnare il titolo alla centrale di Arco, in Idaho. Si trattava di un reattore sperimentale (disattivato nel 1964) che il 20 dicembre 1951 produsse elettricità di origine nucleare sufficiente per accendere una lampadina da 200 watt. In seguito il reattore continuò a produrre energia sufficiente per le esigenze dell’edificio stesso e del laboratorio, ma mai per un vero utilizzo nella rete elettrica civile. Il primato Usa di nucleare per uso civile spetta al reattore Borax-III che il 17 luglio 1955 venne collegato alla rete per le necessità della stessa Arco, che divenne la prima città al mondo a utilizzare solo energia atomica.

Il nucleare oggi

Oggi sono 436 i reattori nucleari attivi nel mondo (dati Aiea-Agenzia internazionale dell’energia atomica aggiornati ad agosto 2014). Altri 71 sono in costruzione, di cui oltre la metà in due soli Paesi: 28 in Cina (inclusi due a Taiwan) e dieci in Russia. Sono invece 149 i reattori disattivati e smantellati, comprese le quattro centrali storiche italiane: Garigliano, Caorso, Trino Vercellese e Latina. I reattori ancora attivi sono abbastanza obsoleti: 110 infatti (il 25%) hanno un’età compresa tra 27 e 30 anni, sette raggiungono addirittura i 45 anni e 63 (14,4%) hanno più di quarant’anni.

Prospettive incerte

Nonostante l’Ipcc (l’organismo Onu sui cambiamenti climatici) nella più recente raccomandazione sui sistemi per ridurre le emissioni di gas serra indicasse (tra gli altri) l’impiego dell’energia nucleare, l’atomo è in crisi in quasi tutto il mondo. Il disastro di Fukushima ha assestato un duro colpo ai progetti nucleari: in Italia il referendum del giugno 2011 ha messo al bando ogni ipotesi di costruzione di centrali nucleari (anche se Ansaldo Nucleare ed Enea sono attive all’estero, per esempio in Romania), la cancelliera Merkel ha annunciato la graduale uscita dal nucleare a favore delle rinnovabili (anche se oggi Berlino sta potenziando le inquinanti centrali a carbone), il Giappone ha prima bloccato i suoi 48 reattori ma il premier conservatore Abe ha reso noto che Tokyo non può fare a meno dell’atomo e li ha riavviati quasi tutti.

Fuori mercato

A parte la Cina (che oltre ai 26 reattori in costruzione ne ha una sessantina in progetto), il vero colpo al nucleare non è venuto dai movimenti ambientalisti ma dalla finanza. Il gas di scisto sta mandando fuori mercato le centrali atomiche americane (gli Usa con 100 reattori attivi sono il Paese che ne ospita il maggior numero) e il crollo dei prezzi del solare e dell’eolico (al netto degli incentivi) sta avendo lo stesso effetto in Europa. Dove persino nella nuclearissima Francia, che guida la classifica mondiale di dipendenza dall’atomo con il 75% del mix energetico nazionale, è stato a fine luglio annunciato dal ministro dell’Ambiente Ségolène Royal un piano per abbassare la percentuale al 50% entro il 2025.

 

Fonte: corriere.it/