«Mattarella da Auschwitz ha dato una lezione all’Italia e ha finalmente pronunciato la parola “fascista”. Gravissime le uscite sulla sostituzione etnica: siamo tornati agli anni ‘30?», denuncia la scrittrice reduce dai lager nazisti
Umberto De Giovannangeli
«Meloni, Salvini cercano di riportare la storia indietro nel tempo, rovesciandola. Non penso che dopo la scomparsa di noi sopravvissuti all’Olocausto ci sarà l’oblio, non ho parlato a vuoto per 62 anni. I giovani ascoltano e hanno fame di sapere»
«Le parole vanno usate con cura, lo so bene, ma non vanno edulcorate, adattandole alla convenienza politica del momento. Io la penso così. Per questo non ho paura o remore a usare la parola fascismo per definire molti degli atti o le dichiarazioni di chi oggi governa l’Italia. E ha fatto benissimo il Presidente Mattarella a ricordare, da Auschwitz, che a stilare la lista delle persone trucidate dai nazisti alle Fosse Ardeatine sono stati degli italiani. Fascisti». Edith Bruck, scrittrice sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, parla al Riformista alla vigilia delle celebrazioni del 25 aprile. «Cos’altro è se non fascismo quanto affermato da La Russa su Via Rasella o dalla premier e da altri sulle Fosse Ardeatine? Che lezione viene ai giovani da questo governo? È gravissimo», accusa Bruck. «Non meno gravi le uscite sulla sostituzione etnica, siamo tornati agli anni Trenta?» «Meloni come anche Salvini stimolano il nazionalismo, l’egoismo e alimentano una concezione malevola dell’orgoglio di essere italiani. Cercano di riportare la storia indietro nel tempo, rovesciandola. Stiamo andando indietro, è questo il problema, Ecco perché la lezione di Mattarella all’Italia, da quel “luogo dell’orrore” era fondamentale», spiega Edith Bruck.
“Le parole vanno usate con cura, lo so bene, ma non vanno edulcorate, adattandole alla convenienza politica del momento. Io almeno la penso così. Per questo non ho paura o remore a usare la parola fascismo per definire molti degli atti o le dichiarazioni di chi oggi governa l’Italia. E ha fatto non bene, di più il Presidente Mattarella a ricordare, da Auschwitz, che a stilare la lista delle persone trucidate dai nazisti alle Fosse Ardeatine sono stati degli italiani. Fascisti. Come quelli che oggi parlano di sostituzione etnica”. Di origine ungherese, Edith Bruck è nata in una povera, numerosa famiglia ebrea. Nel 1944, poco più che bambina, il suo primo viaggio la porta nel ghetto del capoluogo e di lì ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen. Sopravvissuta alla deportazione, dopo anni di pellegrinaggio, approda definitivamente in Italia, adottandone la lingua. Nei suoi libri ha reso testimonianza dell’evento nero del XX secolo. Ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue.
Signora Bruck, da Auschwitz il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha affermato che bisogna “fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista che, con la complicità dei regimi fascisti europei che consegnarono i propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine atroce contro l’umanità. Un crimine che non può conoscere né oblio né perdono”.
Visitando Auschwitz e Birkenau, il Presidente Mattarella ha fatto la cosa più giusta che potesse fare in questo momento in Italia e anche in Europa. Apprezzo moltissimo questo uomo che ho incontrato diverse volte. Quello che il Presidente Mattarella ha lanciato da quel “luogo dell’orrore”, come ha giustamente definito Auschwitz, è un messaggio importante al paese, a tutti quanti. Un messaggio importante per il luogo da dove è stato lanciato, per il momento che vive l’Italia e l’Europa, e per il suo contenuto. Ho visto che ad accompagnarlo c’erano anche le sorelle Andra e Tatiana Bucci, e c’erano i giovani, gli studenti. Il futuro. C’è bisogno di coltivare e trasmettere la memoria storica, ma è altrettanto importante, oggi, e questo Mattarella ha fatto, fare una lezione all’Italia. Soprattutto oggi.
Oggi che sta venendo avanti un revisionismo storico da parte di chi ricopre cariche istituzionali di primissimo piano. Fosse Ardeatine, Via Rasella…
Non meno grave sono le uscite sulla sostituzione della razza, il discorso etnico. Sono cose folli che dovrebbero far scattare un moto d’indignazione in chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale oltre che di conoscenza storica. Una rivolta morale che va oltre le appartenenze politiche. Siamo tornati agli anni ’30?! Cosa è successo, ma vogliamo chiedercelo prima che sia troppo tardi.
Lei come se lo spiega?
Perché ha vinto la Meloni. Chi urla di più vince o forse perché chi doveva opporsi a questi urlatori minacciosi non ha fatto tutto quello che si sarebbe dovuto fare per contrastare questo fascismo risorgente. Lei urla: sono madre, sono cristiana, sono patriota. È scoppiato il patriottismo italiano. Vale anche per Salvini. Dicono quello che il pubblico vuole sentirsi dire, stimolano il nazionalismo, anche l’egoismo e alimentano una concezione malevola dell’orgoglio di essere italiani. Prima gli italiani. Stanno impazzendo. Cercano di riportare la storia indietro nel tempo, rovesciandola. Stiamo andando indietro, questo è il problema. Ecco perché la presenza di Mattarella ad Auschwitz era fondamentale.
Ad Auschwitz, il Capo dello Stato ha ricordato che furono fascisti italiani a consegnare ai nazisti la lista delle persone da trucidare alle Fosse Ardeatine.
Il Presidente Mattarella ha fatto benissimo a dire queste cose. Ma è molto triste e ancor più preoccupante pensare che c’è ancora bisogno di affermare questa verità storica. Sono stati fascisti italiani a stilare la lista degli ebrei da trucidare. Sono stati fascisti italiani a vendere un ebreo per 5mila lire ai tedeschi. Questo valeva per loro la vita di un ebreo italiano. C’era una collaborazione piena con i nazisti. Come c’è stata in Ungheria o nella maggior parte d’Europa. Mi lasci aggiungere una cosa liberatoria, almeno per me. Una parola chiara, netta.
Qual è questa parola, signora Bruck?
Mattarella ha pronunciato la parola fascista. Finalmente. Qualcuno di così importante, autorevole, e non solo per la carica che ricopre ma per il suo spessore umano, ha avuto il coraggio, l’onestà intellettuale di pronunciare. Sembra essere diventata una parola impronunciabile in Italia. Cos’altro è se non fascismo quanto affermato da La Russa su Via Rasella o quanto affermato dalla Meloni e da altri sulle Fosse Ardeatine. Ma siamo impazziti! Che lezione viene ai giovani da questo governo? È gravissimo quello che sta avvenendo, gravissimo.
Lei frequenta moltissimo i giovani…
Sono ormai da 62 anni che frequento le scuole…
Oggi in che modo, a suo avviso, si dovrebbe trasmettere la memoria storia ai più giovani?
Testimoniando, parlando finché ci sono ancora testimoni in vita. Io non sono così pessimista come Liliana Segre che dopo di noi, noi sopravvissuti all’Olocausto, ci sarà l’oblio totale. Non credo che sarà così. Non credo di aver parlato a vuoto per 62 anni. Credo che qualcosa rimane e rimarrà anche dopo la nostra scomparsa. In questo mi confortano le lettere, tantissime, che continuo a ricevere dai ragazzi. Centinaia e centinaia da tutta Italia. Piangono con me, si aprono, cosa che in molti casi non riescono a fare in famiglia, con i loro genitori o nonni. Hanno bisogno di conoscenza. Hanno fame di sapere. E ascoltano, sa. L’unica consolazione per me è che ascoltano e scrivono. E questo è molto importante.
Signora Bruck, l’informazione, la stampa fa quello che sarebbe necessario fare per far vivere questa memoria e contrastare chi quella memoria la vorrebbe tacitare o addirittura stravolgere?
No, la stampa non si occupa della memoria, purtroppo. È lontana mille miglia. Quando faccio qualche intervista ai giornali, il più delle volte mettono qualcosa di un po’ “scandaloso” nel titolo per catturare lettori.
Un grande intellettuale italiano, Umberto Eco, ha scritto, diverso tempo fa, un libro dal titolo Il Fascismo Eterno.
Io sono d’accordo in tutto e per tutto con quanto scritto da Eco. E lo trovo di straordinaria attualità. Da far leggere nelle scuole. L’eterno fascismo e l’eterno antisemitismo. Anche di questo ho parlato per più di due ore con Papa Francesco quando venne a trovarmi qui a casa. Lui volle fare questo gesto per lanciare, credo io, un messaggio universale. Finché i papi parlano dalla sinagoga, la cosa resta dentro quella mura. Due righe sui giornali, due minuti in televisione. Francesco è venuto qua perché voleva dare un messaggio al mondo. Un messaggio di fraternità, di conciliazione, di convivenza, di reciproco ascolto e di riconoscimento della ricchezza delle diversità. E questo in un mondo sempre più preoccupante.
Dove a dominare è ancora la guerra.
Stiamo vivendo una guerra allucinante. Senza senso. Una guerra in cui ammazzano chiunque, una barbarie assoluta.
Per aver denunciato la barbarie della guerra, Papa Francesco ha subito attacchi velenosi.
Dicono: il Papa comunista, il Papa rivoluzionario. Tutte queste idiozie. Davvero, povero Francesco. Quando è venuto a trovarmi, mi ha confidato che spesso gli pare di parlare nel deserto. Continua a “urlare” tutti i giorni contro la guerra, per la fraternità di chiunque, neri, bianchi, ebrei, musulmani. È un mondo cieco e sordo. Ma non dobbiamo piegare la testa.
Fonte: Il Riformista