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Niger: fallisce mediazione Ecowas, tensioni Niamey-Parigi

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Roma, 4 ago. – Fallisce la mediazione dell’Ecowas sul Niger, mentre cresce la tensione tra la giunta golpista e la Francia. Gli inviati della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, che chiedono da giorni il ritorno al potere del governo deposto, sono arrivati ieri a Naimey “ma non hanno trascorso la notte” nella capitale nigerina come previsto, né hanno incontrato il leader golpista Abdourahamane Tiani o il presidente deposto, Mohamed Bazoum, ha fatto sapere un membro della delegazione. L’Ecowas ha imposto un ultimatum al governo insorto e ha chiesto alla giunta di dare una risposta entro domenica, minacciando, in caso contrario, il ricorso alla forza. Il presidente della Nigeria Bola Tinubu, che detiene la presidenza di turno dell’Ecowas, ha affermato tuttavia che l’organizzazione farà il possibile per risolvere amichevolmente la crisi, anche se i capi militari dell’organizzazione dei paesi africani sono ancora riuniti nella capitale della Nigeria, Abuja, per discutere la possibilità di un intervento armato.
Ma la giunta del Niger ha respinto le minacce e ha fatto sapere che “qualsiasi aggressione o tentativo di aggressione contro lo Stato del Niger vedrà una risposta immediata e senza preavviso da parte delle forze di difesa e sicurezza del Niger su uno dei membri del blocco”, ha detto uno dei golpisti in una dichiarazione letta alla televisione nazionale. Si schierano a fianco della giunta invece Burkina Faso e Mali, paesi vicini dove si sono consumati negli ultimi anni due colpi di stato militari. Le giunte dei due paesi africani hanno avvertito che qualsiasi intervento militare in Niger equivarrebbe a una “dichiarazione di guerra”.
Sulla questione di un possibile intervento straniero è intervenuto anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui “E’ poco probabile che un intervento di forze extra regionali possa cambiare in meglio la situazione” in Niger.

La risposta di Mosca arriva dopo l’appello del presidente deposto Bazoum, trattenuto dai golpisti con la sua famiglia fin dal giorno del golpe, ha detto che se il putsch avrà successo, “avrà conseguenze devastanti per il nostro paese, la nostra regione e il mondo intero”. In una dichiarazione pubblicata dal Washington Post, la sua prima lunga dichiarazione dopo la sua detenzione, ha invitato “il governo degli Stati Uniti e l’intera comunità internazionale ad aiutarci a ripristinare il nostro ordine costituzionale”.
In mattinata intanto, la giunta nigerina ha deciso di revocare il coprifuoco imposto fin dalle prime ore successive al putsch.
Ieri in tutto il Niger, migliaia di persone si sono mobilitate per sostenere i golpisti nell’anniversario dell’indipendenza del paese nel 1960, alcuni sventolando gigantesche bandiere russe e cantando slogan antifrancesi.
Il sentimento antifrancese nella regione è in aumento, mentre è cresciuta l’attività russa, spesso attraverso il gruppo di mercenari Wagner. Bazoum ha avvertito che i vicini del Niger hanno invitato sempre più “mercenari criminali russi come il gruppo Wagner a scapito dei diritti e della dignità del loro popolo”. “L’intera regione del Sahel”, ha detto, “potrebbe cadere sotto l’influenza russa attraverso il gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo è stato in piena mostra in Ucraina”. Come atto ostile nei confronti di Parigi, la giunta golpista ha annunciato di avere interrotto la cooperazione militare con la Francia. La giunta ha annunciato che ha annullato i patti militari tra il Niger e la Francia, citando “l’atteggiamento negligente dell’ex governante e la sua reazione alla situazione”. Immediata la risposta della Francia, secondo cui “solo le autorita’ legittime del Niger” sono in grado di rivedere gli accordi: “La Francia ricorda che il quadro giuridico della sua cooperazione di difesa con il Niger si basa su accordi conclusi con le autorita’ legittime del Paese”, ha dichiarato il ministero degli Esteri francese. Queste autorita’ “sono le uniche che la Francia, come tutta la comunita’ internazionale, riconosce”.