Niamey, 10 ago. – Dal colpo di Stato del 26 luglio alla decisione di oggi di dispiegare la “forza di pronto intervento” dell’Ecowas per ripristinare l’ordine costituzionale, ecco i momenti salienti delle ultime due settimane in Niger, ultimo Stato del Sahel ad essere alleato dell’Occidente nella lotta contro i jihadisti.
– 26 luglio, il colpo di Stato: i militari hanno annunciato di aver rovesciato il presidente Mohamed Bazoum, eletto nel 2021. Le istituzioni sono state sospese, le frontiere chiuse e il coprifuoco introdotto. È stato il terzo Paese saheliano a subire un colpo di Stato dal 2020, dopo il Mali e il Burkina Faso, con il sostegno dell’esercito e dei manifestanti. La comunità internazionale ha condannato il colpo di Stato, chiedendo il rilascio di Bazoum.
– 28 luglio: il generale Abdourahamane Tiani, capo della guardia presidenziale, è diventato il nuovo uomo forte del Niger, giustificando il colpo di Stato con “il deterioramento della situazione della sicurezza”. Nei giorni successivi, diversi Paesi, tra cui la Francia, ex potenza coloniale, hanno sospeso gli aiuti allo sviluppo al Niger, uno dei Paesi più poveri del mondo nonostante le sue risorse di uranio e petrolio.
– 29 luglio, ultimatum: l’Unione Africana (UA) ha dato al Niger quindici giorni di tempo per ristabilire “l’autorità costituzionale”, seguita il 30 dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), che ha ordinato un blocco economico e ha posto un ultimatum di una settimana per il reintegro del Presidente Bazoum, in mancanza del quale “si dovrà ricorrere alla forza”.
– 30 luglio, via gli stranieri: Parigi minaccia ritorsioni contro qualsiasi attacco ai suoi cittadini e interessi, dopo che una violenta manifestazione a favore dell’esercito ha preso di mira la sua ambasciata a Niamey.
31 luglio: Parigi respinge le accuse del Niger di intervento militare. Le giunte al potere in Mali e Burkina Faso hanno avvertito che avrebbero considerato l’intervento militare in Niger come una “dichiarazione di guerra” contro i loro Paesi.
– 1 agosto: evacuazioni degli occidentali. Parigi e Roma hanno iniziato a evacuare più di mille cittadini e altri stranieri. Washington e Londra hanno evacuato il personale non essenziale dall’ambasciata di Niamey.
-3 agosto: migliaia di dimostranti a favore del colpo di Stato hanno manifestato con calma per il Giorno dell’Indipendenza, alcuni sventolando bandiere russe. Le trasmissioni di France 24 e RFI in Niger sono state sospese e il nuovo governo ha denunciato gli accordi militari con Parigi, che ha 1.500 soldati in Niger come parte della sua operazione anti-jihadista nel Sahel. Parigi ha replicato che solo le “legittime autorità nigerine” erano in grado di rompere questi accordi. I militari al potere a Niamey avvertono che si vendicheranno di “qualsiasi aggressione” da parte dell’ECOWAS.
– 4 agosto: il presidente Bazoum ha avvertito che il Sahel potrebbe finire sotto “l’influenza” russa, attraverso i mercenari del gruppo Wagner. Il Cremlino ritiene che l’intervento della comunità internazionale non risolverà la crisi.
– 5 agosto: i capi di stato maggiore dell’ECOWAS hanno annunciato di aver definito i contorni di un “possibile intervento militare”, compresi “come” e “quando”.
– 6 agosto: circa 30.000 sostenitori del colpo di Stato si sono riuniti in uno stadio di Niamey. Poco prima della scadenza dell’ultimatum dell’Africa occidentale, il regime militare chiude lo spazio aereo che era stato riaperto con cinque Paesi.
– 7 agosto: nominato un premier civile, Ali Mahaman Lamine Zeine
– 10 agosto: formato il governo, poco prima dell’inizio del vertice dell’ECOWAS ad Abuja. I leader dell’ECOWAS hanno ordinato il dispiegamento della “forza di attesa” dell’organizzazione regionale per ripristinare l’ordine costituzionale. (AGI)